Lega veneta al test Pontida Tra precettazioni e veleni 44 pullman in partenza Padova covo di fedelissimi
Settembre, andiamo. È tempo di migrare. La meta, dopo tre anni di astinenza pandemica, è il “pratone” di Pontida, terra promessa del leghismo che non cede alla disillusione nordista né alle sirene della destra meloniana.
La partecipazione
Fin dall’età bossiana, l’affluenza dei militanti ha rappresentato un termometro (grossolano, in verità) dello stato di salute del partito e della popolarità del leader. Nel 2019, ad esempio, dal Veneto partirono 56 pullman gremiti e un centinaio di auto, riflesso di un anno irripetibile, con i sondaggi alle stelle ed un entusiasmo incontenibile. Nel decennio, si apprende, la media è stata di 42 bus da 55 posti.
E domenica? «Ad oggi siamo a 44 pieni al 90%», puntualizza il coordinatore regionale Alberto Stefani «contiamo di aggiungerne almeno un altro paio last minute, incluso quello di Lega Giovani. I costi? Chiediamo un contributo simbolico, il prezzo di un panino, la spesa è coperta in gran parte dai parlamentari e dai consiglieri regionali».
La mappa
All’organizzazione lavora anche Arianna Lazzarini, una veterana dei raduni, e si apprende che al momento la classifica dei convogli vede in testa Padova (11) tallonata da Treviso, Verona e Vicenza (9); distanziate Venezia (5), Rovigo (2) e Belluno (1). E il disimpegno annunciato dall’ala ribelle in polemica con la linea di Matteo Salvini? Il clima che si respira nei circoli non è propriamente elettrizzante né gli esclusi dalle liste del 25 settembre sprizzano gioia all’idea di sostenere i candidati rivali…
«Francamente mi sembra più una rappresentazione mediatica che un riflesso della realtà», è la replica di Stefani «il partito si sta mobilitando ovunque e c’è un grande lavoro di squadra. Nonostante le difficoltà e i tanti impegni, noi sul territorio ci siamo con i nostri valori: autonomia, sostegno alle famiglie e alle imprese, capacità di governo. Fratelli d’Italia? È una forza politica alleata ma siamo profondamente diversi».
I dissidenti
In verità, si apprende da altre fonti, i recalcitranti non mancano e rumors insistenti alludono a telefonate martellanti dei commissari provinciali ai segretari di sezione, esortati caldamente (diciamo così) ad assicurare la quota concordata di truppe cammellate, pena sanzioni disciplinari. Certo è che, per amore o per forza, tutti gli esponenti di spicco saranno della partita, inclusi i “disobbedienti” Gianantonio Da Re e Marcello Bano.
Non così l’irriducibile Bobo Miatello, già sindaco-sceriffo di San Giorgio in Bosco, da tempo in rotta con i caporioni: «Io a Pontida? Neanche per sogno, ci hanno tolto dal simbolo il Nord per aggiungere Salvini premier, la classe dirigente non è più eletta ma nominata, alla discussione si è sostituito il diktat… Mi chiedo se siamo cambiati noi o se è cambiata la Lega e rispondo che siamo stati noi a cambiare la Lega, in peggio purtroppo».
I big
Tant’è. Sul palco, in attesa del Capitano in felpa che officerà il gran finale, si alterneranno amministratori, dirigenti eletti dai congressi di sezione, capigruppo di Camera e Senato, governatori. Così, tra i duemila veneti (o giù di lì) sciamati in terra bergamasca, almeno due brandiranno il microfono per arringare e benedire la folla: il presidente della Regione Luca Zaia – che il 21 chiuderà la campagna elettorale con tutti i candidati veneti e il segretario federale a San Giovanni Lupatoto – e il sindaco di Treviso Mario Conte.
L’uno e l’altro discretamente scettici circa la rotta intrapresa da via Bellerio, precettati a fare buon viso a cattivo sondaggio.
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi