500 migranti a scuola di italiano

Frequentano i Centri istruzione adulti. «Venivano a lezione anche quando non era obbligatorio»
BELLUNO. Voglia di integrazione. Il primo passo per riuscire a socializzare con gli abitanti del Paese che ti accoglie è parlare la loro stessa lingua. Sono 585 i richiedenti asilo attualmente presenti in provincia di Belluno, e fra i 450 e i 500 frequentano la scuola. Vanno al Cpia, il Centro provinciale istruzione per adulti, che organizza corsi per adulti (appunto) e stranieri. Anche richiedenti asilo.


Di immigrazione, della sfida dell’integrazione e di inserimenti scolastici di giovani stranieri si è parlato ieri sera nel corso di un convegno promosso dalla Flc Cgil e dalla Camera del lavoro. Gremita sala Bianchi, per ascoltare gli interventi del sociologo Diego Cason, che ha tracciato un quadro delle migrazioni e del contesto italiano, veneto e bellunese, degli amministratori e dei rappresentanti della Cgil. Ai docenti del Cpia è stato affidato il compito di illustrare i percorsi di istruzione e formazione degli adulti stranieri. Per adulto si intende un migrante che abbia compiuto i 16 anni.


«Quella dell’inserimento scolastico è una sfida che dobbiamo cogliere», ha evidenziato Walter Guastella, segretario della Flc Cgil. «Bisogna ripensare il modello di scuola attuale. Il fenomeno migratorio non è destinato ad esaurirsi in breve tempo, ed è quindi opportuno che tutte le componenti della società, in primis la scuola, si attrezzino per affrontare il fenomeno non come un’emergenza, ma come una situazione che dobbiamo affrontare. Anche perché senza apprendimento della lingua del Paese accogliente non può esserci integrazione culturale».


Ad occuparsi dell’insegnamento dell’italiano agli stranieri nel Bellunese è il Centro provinciale istruzione adulti. «Siamo attivi dal 1997», spiega Michele Da Rold, vicedirigente della struttura. «Abbiamo assistito a un cambiamento delle dinamiche migratorie. All’inizio gli stranieri provenivano in maggioranza dall’est Europa e dai Balcani, attorno alla metà del 2000 abbiamo assistito all’arrivo dei Sudamericani. Ora viviamo il fenomeno dei richiedenti asilo. A queste persone dedichiamo corsi di lingua italiana, strutturiamo percorsi per l’ottenimento del diploma di terza media, effettuiamo per loro certificazioni per l’ottenimento del permesso di lungo periodo e, dal 2012, effettuiamo anche sessioni di formazione civica». Ai richiedenti asilo, dunque, vengono illustrate le leggi dello Stato italiano, come funzionano la sanità, la scuola, come si accede ad un alloggio.


Ad oggi sono circa ottocento gli stranieri seguiti dal Cpia, che ha sedi a Belluno, Feltre e Pieve di Cadore ma effettua lezioni anche “a domicilio”: «Siamo andati in Alpago, a Mel, Agordo, Fonzaso, Cortina», continua Da Rold. «Ma la stragrande maggioranza dei richiedenti asilo frequenta le scuole nelle loro sedi». Hanno in prevalenza fra i 18 e i 30 anni, ma non mancano i 16enni. E sono fra i 450 e i 500 quelli che frequentano le lezioni di lingua italiana. Anche perché devono farlo: «Nell’ultimo accordo con la Prefettura è indicato un minimo di ore di formazione linguistica che devono seguire», conclude l’insegnante. «Ma venivano anche prima che ci fosse questo obbligo».


I docenti seguono persone di diverse nazionalità, con diversi livelli di istruzione e non mancano persone analfabete. Le classi vengono organizzate in base ai livelli di conoscenza degli studenti. Che hanno sete di apprendere. Per integrarsi, per socializzare, per inserirsi nel Paese che li ha accolti e che, sperano, permetterà loro di costruirsi un futuro.


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