A Belluno è guerra dei bigodiniDai cinesi taglio e piega a 10 euro

A guardare le tariffe c’è da rimanerci secchi. Shampoo, taglio e messa in piega a dieci euro. E’ questo il prezzario del nuovo negozio di parrucchiere aperto da pochi giorni in città. Ma è l’intera via Caffi a essere diventata il cuore “etnico” del capoluogo
BELLUNO.
A guardare le tariffe c’è da rimanerci secchi. Shampoo, taglio e messa in piega a dieci euro. E’ questo il prezzario del nuovo negozio di parrucchiere aperto da pochi giorni in città. Ma è l’intera via Caffi a essere diventata il cuore “etnico” del capoluogo. Adesso è la guerra dei bigodini.

Vuole “tagliale” capelli? “Plego” si accomodi. Eccola la nuova frontiera del low-cost: tagli di capelli, permanenti, shampoo a una manciata di euro, ma soprattutto a pochi passi da casa.

E’ arrivata anche a Belluno la tendenza che sta preoccupando i coiffeur delle grandi metropoli. Da dieci giorni il negozio gestito da Wu Shuanghua è un via vai di persone. Uomini, ma soprattutto donne, incuriositi da prezzi che definire concorrenziali sarebbe limitativo. Una giovane mamma ha un depliant fra le mani: «Pazzesco», dice, «voglio provare».

L’apertura.
Doveva essere inaugurato a metà giugno, ma l’apertura è di questi giorni. E’ da fine luglio che Wu e la sua famiglia gestiscono il negozio in via Caffi. Una vetrina colorata, un arredamento semplice ma confortevole, un disimpegno per chi si mette in attesa.

Wu vive a Vittorio Veneto. Con lei in negozio c’è anche il marito - che si occupa di tagli maschili - e una dipendente, una parrucchiera italiana. Di più, bellunese.

E’ lei ad aiutare Wu con la lingua italiana: «Cercavano una parrucchiera che li potesse aiutare ed eccomi qua», dice la donna, che preferisce non dire il suo nome. «Posso garantire che qui si lavora sodo e che non c’è niente di anomalo. Semplicemente», sottolinea, «loro si accontentano di poco». Per “loro” intende i suoi titolari.

Nel negozio anche due giovani clienti: «Eravamo dirette nel negozio qui vicino, poi abbiamo visto i prezzi e ci siamo fermate», ammettono le due amiche.

Quanto al malumore dei colleghi bellunesi, Wu sembra non curarsene. «A Milano ci sono venti negozi come i nostri», dice dopo che le viene tradotta la domanda.

Viva la “concollenza”.
Mentre dal nuovo negozio arrivano rassicurazioni sulla provenienza italiana dei prodotti, i parrucchieri bellunesi sono già sul piede di guerra. Lo sa bene il direttore dell’Unione Artigiani di Belluno, Walter Capraro. Lo sa anche perché il negozio di Wu è un associato. Proprio così.

«In questo modo possiamo controllarlo», afferma candidamente Capraro, che parla di una decisione presa insieme alla categoria. «Il fenomeno è preoccupante, basta guardare alle grandi città, dove ci sono stati anche risvolti di natura legale», spiega il direttore degli artigiani. «Noi abbiamo voluto cautelarci».

Per Capraro comunque «è tutto regolare»: «I malumori dei parrucchieri bellunesi sono giusti e comprensibili, ma al momento non giustificabili. Le procedure usate sono ineccepibili». Vietato però sgarrare: «Vigileremo. Se ci saranno irregolarità interverremo».

Un conto - a sentire Capraro - è la regolarità, un altro la qualità: «Questo aspetto deve essere valutato dal mercato. E’ il cliente che decide».

Quartiere etnico.
Con l’apertura del negozio via Caffi diventa ufficialmente la zona più “etnica” del capoluogo.

Risale a poco meno di tre mesi fa l’inaugurazione di un nuovo emporio cinese “Mille Idee”. Anche qui regna il low-cost. Avviato e ben frequentato il Kebab all’angolo: «A Belluno si sta bene», dice il titolare Omer. «E’ tranquillo e la sera puoi girare senza fare brutti incontri».

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