A Belluno l’esempio dell’Imap deve fare scuola «L’orario di lavoro deve essere ridotto»
«Le donne e i giovani chiedono più tempo per la famiglia»
BELLUNO. La settimana lavorativa corta alla Imap di Sedico fa da apripista a un nuovo modo di pensare il lavoro. La conciliazione tra tempi di vita e lavoro sta diventando sempre più pressante, in modo particolare in quei settori, come l’occhialeria, dove la manodopera è in gran parte femminile. Che i tempi e le esigenze dei lavoratori siano cambiati lo sanno bene i sindacati, che da anni stanno lavorando, tramite la contrattazione integrativa, per incentivare delle novità.
I TEMPI SONO CAMBIATI
«Dobbiamo cominciare a ragionare sulla riduzione dell’orario di lavoro, cercando di mantenere inalterati produttività e salario», analizza Milena Cesca della Femca Cisl. «A una lettura superficiale potrebbero sembrare fattori tra loro incompatibili, ma non è così. Le persone hanno bisogno di lavorare, certo, ma anche di una miglior qualità della vita lavorativa, di vivere in un ambiente sereno, di sentirsi parte di una squadra e di un progetto, di essere motivati. Sono passati i tempi in cui bisognava solo lavorare, serve anche la gratificazione». Cesca punta sulle maggiori necessità di tempo libero delle donne per la cura della famiglia e degli anziani, ma vuole andare oltre: «Sono esigenze che riguardano tutti, anche gli uomini».
CAMBIAMENTO CULTURALE
Serve quindi un cambiamento culturale e legislativo. «È arrivato il momento di prendere coscienza che i giovani sono cambiati e con loro la percezione dell’importanza data al lavoro e alla vita. E prima ce ne rendiamo conto, meglio riusciremo a tenere insieme tutti questi elementi», dice la sindacalista. «Credo che si possa e si debba cambiare. Ma i cambiamenti devono venire dal basso: sta a chi tutti i giorni si confronta nei posti di lavoro, avviare una discussione su questi temi». Ma questi cambiamenti non possono essere fatti solo da lavoratori e aziende, tutto il territorio deve fare la sua parte: «Una famiglia sceglie di vivere qui se ci sono i servizi come gli asili o i trasporti capillari. Perché non utilizziamo il Pnrr per guardare al futuro? Se non dovessimo fare questo salto di qualità, i giovani continueranno ad andare all’estero, dove questi nuovi modelli sono già praticati». Cesca capisce le preoccupazioni degli imprenditori, «ma si possono attivare delle sperimentazioni, magari sostenute da finanziamenti ad hoc: proviamo ad avviare laboratori nelle aziende, farebbero da apripista in questo campo».
La referente della Femca Cisl tiene anche a precisare come importante sarà diversificare questi strumenti in base alle richieste dei singoli dipendenti: «Il modello massificante», sottolinea, «dove tutti fanno la stessa cosa, è superato».
CAMBIAMENTO ATTRATTIVO
Alle aziende che obiettano che la manodopera è risicata, la Femca Cisl replica: «Le sperimentazioni potrebbero essere attrattive per nuovi lavoratori. E il tema dell’attrattività di una attività e di un territorio è la base del tavolo dell’occhialeria che stiamo portando avanti anche nella discussione del rinnovo dei contratti integrativi», dice Cesca, evidenziando che il confronto è partito nelle gradi imprese.
Sul tavolo sono state messe le varie richieste in materia di conciliazione lavoro-vita: «Il part time, per esempio, che per una donna con figli è una boccata di ossigeno, non può essere sempre considerato come una riduzione di orario. Perché non pensiamo a part time con orari più ampi? C’è poi lo smart working che deve essere usato con intelligenza e in modo diverso da come si è fatto sotto la pandemia. Pensiamo a chi non ha un ambiente domestico favorevole: perché allora non recuperare spazi di coworking sul territorio? I temi sono tanti, ma dobbiamo cambiare mentalità altrimenti questa provincia è destinata a morire», conclude Cesca.
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