A Belluno l’esempio dell’Imap deve fare scuola «L’orario di lavoro deve essere ridotto»

Milena Cesca (Femca Cisl) analizza i cambiamenti sociali

«Le donne e i giovani chiedono più tempo per la famiglia»

Paola Dall’anese
A worker of the Polini company at work wearing a protective mask, Alzano Lombardo, Bergamo, 06 March 2020. The factory is located in Alzano Lombardo one of the villages in the province of Bergamo which risks becoming "red zone" due to the spread of Coronavirus.. According to official figures the number of Coronavirus cases in Italy, the center of Europe's COVID-19 outbreak, was at 3,858 cases by 06 March with a death toll of 148 people while 414 people have recovered since the outbreak. ANSA/MATTEO BAZZI
A worker of the Polini company at work wearing a protective mask, Alzano Lombardo, Bergamo, 06 March 2020. The factory is located in Alzano Lombardo one of the villages in the province of Bergamo which risks becoming "red zone" due to the spread of Coronavirus.. According to official figures the number of Coronavirus cases in Italy, the center of Europe's COVID-19 outbreak, was at 3,858 cases by 06 March with a death toll of 148 people while 414 people have recovered since the outbreak. ANSA/MATTEO BAZZI

BELLUNO. La settimana lavorativa corta alla Imap di Sedico fa da apripista a un nuovo modo di pensare il lavoro. La conciliazione tra tempi di vita e lavoro sta diventando sempre più pressante, in modo particolare in quei settori, come l’occhialeria, dove la manodopera è in gran parte femminile. Che i tempi e le esigenze dei lavoratori siano cambiati lo sanno bene i sindacati, che da anni stanno lavorando, tramite la contrattazione integrativa, per incentivare delle novità.

I TEMPI SONO CAMBIATI

«Dobbiamo cominciare a ragionare sulla riduzione dell’orario di lavoro, cercando di mantenere inalterati produttività e salario», analizza Milena Cesca della Femca Cisl. «A una lettura superficiale potrebbero sembrare fattori tra loro incompatibili, ma non è così. Le persone hanno bisogno di lavorare, certo, ma anche di una miglior qualità della vita lavorativa, di vivere in un ambiente sereno, di sentirsi parte di una squadra e di un progetto, di essere motivati. Sono passati i tempi in cui bisognava solo lavorare, serve anche la gratificazione». Cesca punta sulle maggiori necessità di tempo libero delle donne per la cura della famiglia e degli anziani, ma vuole andare oltre: «Sono esigenze che riguardano tutti, anche gli uomini».

CAMBIAMENTO CULTURALE

Serve quindi un cambiamento culturale e legislativo. «È arrivato il momento di prendere coscienza che i giovani sono cambiati e con loro la percezione dell’importanza data al lavoro e alla vita. E prima ce ne rendiamo conto, meglio riusciremo a tenere insieme tutti questi elementi», dice la sindacalista. «Credo che si possa e si debba cambiare. Ma i cambiamenti devono venire dal basso: sta a chi tutti i giorni si confronta nei posti di lavoro, avviare una discussione su questi temi». Ma questi cambiamenti non possono essere fatti solo da lavoratori e aziende, tutto il territorio deve fare la sua parte: «Una famiglia sceglie di vivere qui se ci sono i servizi come gli asili o i trasporti capillari. Perché non utilizziamo il Pnrr per guardare al futuro? Se non dovessimo fare questo salto di qualità, i giovani continueranno ad andare all’estero, dove questi nuovi modelli sono già praticati». Cesca capisce le preoccupazioni degli imprenditori, «ma si possono attivare delle sperimentazioni, magari sostenute da finanziamenti ad hoc: proviamo ad avviare laboratori nelle aziende, farebbero da apripista in questo campo».

La referente della Femca Cisl tiene anche a precisare come importante sarà diversificare questi strumenti in base alle richieste dei singoli dipendenti: «Il modello massificante», sottolinea, «dove tutti fanno la stessa cosa, è superato».

CAMBIAMENTO ATTRATTIVO

Alle aziende che obiettano che la manodopera è risicata, la Femca Cisl replica: «Le sperimentazioni potrebbero essere attrattive per nuovi lavoratori. E il tema dell’attrattività di una attività e di un territorio è la base del tavolo dell’occhialeria che stiamo portando avanti anche nella discussione del rinnovo dei contratti integrativi», dice Cesca, evidenziando che il confronto è partito nelle gradi imprese.

Sul tavolo sono state messe le varie richieste in materia di conciliazione lavoro-vita: «Il part time, per esempio, che per una donna con figli è una boccata di ossigeno, non può essere sempre considerato come una riduzione di orario. Perché non pensiamo a part time con orari più ampi? C’è poi lo smart working che deve essere usato con intelligenza e in modo diverso da come si è fatto sotto la pandemia. Pensiamo a chi non ha un ambiente domestico favorevole: perché allora non recuperare spazi di coworking sul territorio? I temi sono tanti, ma dobbiamo cambiare mentalità altrimenti questa provincia è destinata a morire», conclude Cesca.

Argomenti:lavoro

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