A Cesiomaggiore nasce lo zafferano delle Dolomiti

CESIOMAGGIORE . La “scuola” fatta dall’associazione Pedemontana, con la consulenza di un esperto, e l’entusiasmo dei soci hanno consentito di raccogliere in ottobre, al momento giusto anche sotto la pioggia, il prezioso zafferano “made in Dolomiti”.
Che adesso è pronto a debuttare sul mercato con un marchio collettivo a disposizione di tutti i coltivatori.
È recente la riunione con i produttori locali che si sono ritrovati nella sede della Pro loco di Busche per mettere le basi del futuro gruppo Zafferano Dolomiti.
«Attualmente siamo a buon punto nella stesura, con l’aiuto di uno specialista di settore, di un disciplinare di produzione per regolamentare tutte le fasi, dall’origine dei bulbi fino al prodotto finito da porre in vendita», spiega Remo Corona coordinatore dell’associazione Pedemontana. «I produttori di zafferano presenti in sala hanno potuto prendere visione delle bustine proposte per la vendita al pubblico, nelle confezioni da 0,20 grammi e da 0,50 grammi, mentre le confezioni da 1 grammo saranno proposte in un originale vasetto in vetro di forma quadrata. Dopo la fase sperimentale dello scorso anno, a fine ottobre scorso i coltivatori bellunesi di zafferano hanno raccolto con grande soddisfazione una quantità significativa di questa pregiata spezia, che noi amiamo chiamare l’oro delle Dolomiti».
E dell’oro ha quasi il valore: si è infatti prospettato che un grammo di stigmi, cioè di filamenti da cui si estrae lo zafferano, possa arrivare a valere venti euro comodi.
L’associazione Pedemontana è partita nel 2016, una volta determinato, a livello tecnoagronomico, che il terreno di Cesio ha le caratteristiche giuste, con il beneplacito dell’amministrazione comunale allora presieduta dal sindaco Michele Balen. Tutti questi ingredienti avevano portato dal progetto al contatto operativo con un tecnico del settore dello zafferano. E già in marzo 2016 si era tenuto un incontro con l’esperto.
«In questo incontro si era evidenziato che non servono tante cose per la coltivazione del fiore di zafferano, che soprattutto non richiede fitofarmaci e non impatta sul suolo naturale. Si faccia conto di vedere due o tre filari di patate in un orto», continua Remo Corona dell’associazione Pedemontana. «Questo per dare la misura di quanto poco incida questo tipo di coltivazione che dà frutti vantaggiosi, se solo si acquisiscono le competenze necessarie e ci si dà la pazienza di sfilare delicatamente con le mani il prodotto. L’idea è quella di dare il via a un progetto e di consolidarlo, con la speranza di poter inserire anche lo zafferano fra i prodotti tipici di un territorio, quello cesiolino, già rinomato per la coltivazione della patata doc e del miele selezionato e prodotto dalle api carniche dell’incubatoio in Val Canzoi».
La serata in Pro loco a Busche si è conclusa con la raccolta delle iscrizioni al Gruppo zafferano Dolomiti, che a breve convocherà gli iscritti per presentare i programmi per i prossimi mesi.
Laura Milano
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