«A decidere sono le schede ospedaliere»

Accoglienza tiepida da parte dei sindaci bellunesi della nuova organizzazione dell’Usl. «Occhio alle decisioni regionali»

BELLUNO. Il nuovo atto aziendale dell’Usl, entrato in vigore dal primo marzo, convince, ma solo fino ad un certo punto, gli amministratori bellunesi che chiedono di valorizzare gli ospedali dei territori garantendo a tutti i cittadini pari opportunità di cura rispetto alla pianura. Ma tutti sono convinti che «la vera partita per i nostri ospedali si giocherà con le nuove schede ospedaliere».

Agordino. «Bene le rassicurazioni di Rasi Caldogno sull’Ortopedia e sulla nuova unità operativa di chirurgia della mano che qualifica il lavoro del primario», dice Leandro Grones membro del gruppo di lavoro su sanità e sociale dell’Agordino, che sottolinea però come «non sono state recepite le osservazioni relative alla chirurgia. Avevamo richiesto che Agordo continuasse a restare in capo al primario di Belluno, come succede ora, invece l’atto aziendale lo pone sotto Pieve di Cadore». Il gruppo di lavoro chiede poi che si faccia chiarezza sulla questione del primariato di Anestesia. «Anche in questo caso saremo accorpati a Pieve? Per noi sarebbe inaccettabile. E che fine ha fatto un’unità operativa semplice di Cardiologia ad Agordo?».

Sisto Da Roit, vice presidente del Comitato dei sindaci del distretto di Belluno, dice la sua: «Il sistema sanitario policentrico va difeso mentre ogni ospedale deve dare risposte alla domanda dei cittadini. Questo significa avere personale, attrezzature e strutture adeguate. Rispetto alle richieste fatte alla presentazione dell’atto da parte dell’Usl, c’è qualche passo indietro. Resta da capire cosa succederà del Laboratorio analisi e della Radiologia di Agordo. I nostri ospedali non possono essere succursali di Treviso. Occorre sviluppare la rete ospedaliera e i servizi territoriali».

Cadore. «L’atto aziendale è solo una organizzazione interna delle attività dell’azienda sanitaria, ma chi decide veramente quali sono i reparti e le attività sono le schede ospedaliere. È lì che si giocherà la vera partita per i nostri ospedali e per la nostra sanità di montagna», sottolinea anche Maria Antonia Ciotti, del comitato della sanità cadorina che annuncia che presto questo comitato si amplierà accogliendo anche il comitato dell’Agordino.

«Al di là delle cose positive che possono essere contenute nell’atto aziendale, come ad esempio il potenziamento del servizio di procreazione assistita e la nuova piazzola dell’elisoccorso», commenta, «la questione vera è che in Cadore non abbiamo più un ospedale, visto che non possiamo operarci o essere ricoverati e questo grazie all’attivazione del week surgery. Noi vogliamo delle strutture h24 al servizio dei cittadini e dei tanti turisti. L’unica nostra speranza è che le nuove schede ospedaliere e il Piano socio sanitario regionale riconoscano queste necessità e ci restituiscano dei nosocomi degni di tale nome».

Feltrino. Che la vera partita siano le schede ospedaliere ne è convinto anche il sindaco di Feltre, Paolo Perenzin che rivendica il ruolo del Santa Maria del Prato.

«La senologia avrebbe dovuto rimanere a Feltre», mentre si dice contento sul potenziamento della Chirurgia specialistica. «Se vogliamo salvare la sanità bellunese dobbiamo essere attenti a cosa deciderà la Regione con le schede, su cui siamo pronti a dare battaglia se si vorrà scendere al di sotto delle soglie attuali, ma si poteva creare una rete in cui ogni ospedale aveva una sua specializzazione. Per Belluno si poteva sviluppare maggiormente l’area medica e critica dell’urgenza, mentre a Feltre quella chirurgica. Ma per quanto possano essere buone le intenzioni dell’Usl, queste dovranno essere applicate».

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