A dicembre la perizia Casanova

Il perito della procura pronto a spiegare le cause della morte del meccanico

LIMANA. La perizia spiegherà perché. Farà luce sulle reali cause della morte per arresto cardio circolatorio di Ferdinando Casanova, il meccanico di Limana deceduto nel reparto di Rianimazione dell’ospedale San Martino, dopo una lunga agonia. Da giorni, infatti, si stava recando al Pronto soccorso perché lamentava continui disturbi al petto. Dopo la morte a settembre, la famiglia Casanova ha incaricato l’avvocato Fogliato e ha presentato un esposto alla procura della Repubblica per capire perché «una persona sana, che da giorni segnalava ai sanitari la medesima patologia al petto, possa essere deceduta senza che nessuno abbia potuto tempestivamente soccorrerla o prevenire un evento così tragico».

La procura ha a sua volta incaricato il dottor Antonello Cirnelli, che consegnerà i risultati del suo lavoro il prossimo 9 dicembre, salvo che non gli serva una proroga. Questo è il momento in cui al lavoro ci sono i consulenti e, sulla base del loro operato, si potrà capire se si possono configurare dei profili di colpa.

Casanova era molto conosciuto in tutta la provincia come grande sportivo, prima come calciatore e poi da allenatore di parecchie squadre di dilettanti. Di lavoro faceva il meccanico e aveva fondato l’Autofficina Casanova Automobili, a Limana, insieme ai figli Erich e Sandro e alla moglie Amabile.

Persona di grande e allo stesso tempo discreta umanità, pur non essendo più giovanissimo continuava a coltivare la sua passione sportiva con l’Acv Belluno, l’associazione calcio veterani. Allenava e giocava e, per fare entrambe le cose, c’era bisogno della visita medico sportiva. Una garanzia, questa, che scagiona completamente l’associazione sportiva dilettantistica da qualsiasi tipo di responsabilità.

Rimangono da stabilire, eventualmente, le responsabilità mediche di chi si è occupato del paziente fino alle sue ultime ore di vita. La famiglia avrà le prime risposte il prossimo 9 dicembre.

Gigi Sosso

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi