A fuoco il fienile delle Regole di Pescul
SELVA DI CADORE. Un incendio, divampato nelle prime ore del mattino di ieri, ha distrutto completamente un fienile di tre piani, di proprietà delle Regole di Pescul in località Santa Fosca nel comune di Selva di Cadore.
Sulle cause che hanno originato il rogo indagano i carabinieri di Caprile, ma non si esclude il dolo.
L’allarme alla centrale dei vigili del fuoco è arrivato poco dopo le 5. Una decina le chiamate al 115 da parte di cittadini che segnalavano la presenza di fiamme alte a Santa Fosca, vicino all’omonima chiesa. Il primo ad accorgersi che qualcosa non andava è stato il titolare della Falegnameria Cazzetta che abita quasi di fronte e che ha sentito, verso le 5, un gran botto. Quando si è affacciato alla finestra, ha visto il fienile avvolto dalle fiamme. Sul posto, sono subito intervenute due squadre dei vigili del fuoco di Agordo insieme con tre squadre dei volontari di Selva di Cadore, due di Colle Santa Lucia e due di Caprile, per un totale di oltre una ventina di vigili con una decina di mezzi, tra cui un camion per l’ossigeno e un’autobotte.
Quando i pompieri sono arrivati, la struttura, in parte in laterizio e in parte in legno a tre piani di 12 metri per 10, era praticamente quasi distrutta. I vigili hanno operato fino a mezzogiorno per domare l’incendio e per mettere in sicurezza l’area, che è stata transennata per motivi giudiziari e di sicurezza.
La struttura, di proprietà delle Regole di Pescul, era da decenni data in comodato d’uso prima al sacrestano della vicina chiesa e ora alla moglie che ci teneva attrezzi da lavoro per i campi e qualche gallina. Doveva esserci anche il cane, ma lunedì sera l’aveva tenuto dentro casa perché non stava bene. Quando la donna ha saputo dell’incendio è scoppiata a piangere.
La notizia ha lasciato nello sconcerto, però, anche gli altri residenti, a cominciare dal presidente delle Regole, Emanuele Lorenzini che è rimasto sul luogo dell’incendio dalle 6 fino alle 8. «Il danno è enorme», commenta. «Sono stupito e amareggiato perché è andata in fumo una costruzione realizzata con i sacrifici dei nostri avi. Era uno dei due immobili di nostra proprietà, insieme con una casa, adiacente, ormai decrepita. È tanto se riusciremo a demolirlo degnamente», dice Lorenzini, escludendo anche la possibilità di ricostruirlo. «Speriamo di sapere presto che cosa ha causato l’incendio. Non posso credere che sia stato doloso, non vedo il motivo per un eventuale gesto di questo tipo. Anzi», lancia un appello, «se qualcuno ha visto o sa qualcosa ce lo faccia sapere anche in forma anonima. E speriamo che i carabinieri scoprano cosa è accaduto».
Dello stesso avviso anche il sindaco di Selva, Ivano Dall’Acqua: «Speriamo non sia doloso, perché se lo fosse non riesco a trovare un motivo perché qualcuno possa fare una cosa del genere. E sarebbe davvero molto grave». (p.d.a.)
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