A Lamon rinnovato l’antico rito del Majo
LAMON. Si è rinnovata ancora una volta a Lamon la tradizione del Majo, la festa di lontane origini pagane che si ripete da tempo immemorabile a cavallo tra aprile e maggio.
Anche quest’anno sono state oltre venti le frazioni o addirittura le vie del paese dell’altopiano che hanno organizzato la festa, richiamando non solo i frazionisti ma anche persone da tutto il Feltrino e dal Primiero.
La maggior parte dei Maji è stata innalzata domenica 30 aprile, con qualche piccolo anticipo a sabato 29 e una coda su lunedì. Il rituale è sempre lo stesso: i frazionisti cercano in un bosco il larice più bello, alto e sottile (rigorosamente preso senza chiedere il permesso al proprietario del bosco), lo tagliano e lo portano a spalle in paese. Qui il larice viene scortecciato con l’esclusione della cima che deve restare verdeggiante, poi lo sollevano la braccia, con l’aiuto di scale, di corde e se serve di qualche mezzo meccanico (dipende dall’altezza), e lo innalzano accanto ad un capitello dedicato alla Madonna di cui è disseminato il paese. Non prima di aver legato alla cima una o più bandiere (quella italiana, quella rossa, o una frazionale).
Il Majo resterà in quel posto fino alla fine di aprile dell’anno prossimo quando verrà tolto appena prima di mettere quello nuovo.
Dagli anni 90 il rituale è stato regolamentato per motivi assicurativi per evitare la corsa al Majo più alto che aveva innalzato di molto i rischi per l’incolumità di chi partecipa all’evento e anche per la stabilità della pianta esposta alle intemperie nel corso di un anno: si era arrivati infatti a piante oltre i 35 metri di altezza.
Ora il Majo non può superare i 22 metri. Finito il rito dell’innalzamento comincia la festa, piccola o grande che sia: si va da una bicchierata, ad una cena o ad un pranzo vero e proprio, più o meno esteso, a seconda del numero dei volontari all’opera. Altrettanto consueto è il cosiddetto “giro dei maji”, con le comitive che si spostano da un luogo all’altro per brindare e festeggiare, con qualche sberleffo per la bellezza o meno della pianta.
A quanto si sa Lamon è l’unico paese del nord Italia in cui ci sia una festa come questa che esiste invece in molti paesi del Sud Italia e anche nell’Est Europa. Quello del Majo è uno dei riti più antichi legati agli alberi. Le sue origini sono sicuramente pagane e le motivazioni sono ovunque le stesse: salutare l’arrivo della primavera propiziando una stagione agricola favorevole. In tempi recenti, nell’Ottocento, si è aggiunta la connotazione religiosa, collocando la pianta di larice vicino al capitello votivo dedicato alla Madonna dove nel mese di maggio ogni sera viene recitato il rosario.
A Lamon la festa non è mai stata così viva e partecipata. Quest’anno, complice il lungo ponte, sono arrivati anche dei lamonesi che vivono all’estero.
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