A Levego tornano le ruspe, il biotopo verso la distruzione

BELLUNO. Per gli abitanti di Levego il rumore della ruspa è un requiem, il rito funebre del bosco e del canneto del biotopo locale. Dopo una lunga interruzione invernale che aveva illuso gli abitanti della zona, i lavori per la realizzazione delle infrastrutture a servizio dell’area artigianale sono ripresi e non c’è ipotesi di interrompere o modificare il progetto. Nei mesi di stop dei lavori la natura si era ripresa i suoi spazi e, contrariamente a quanto si temeva, uccelli, anfibi e piccoli mammiferi hanno ripopolato il biotopo, insieme alla vegetazione.
Le ruspe però sono tornate e con esse arriveranno anche viabilità, parcheggi e capannoni, così come previsto nell’ormai pluridecennale piano per l’area artigianale di Levego. «Ci eravamo illusi che la natura potesse averla vinta», scrive Federico Balzan, abitante ed esperto naturalista, tra i più convinti difensori del biotopo di Levego: «in fondo non era stato ancora cementificato e, pian piano, tempo quindici anni, ammesso che le ruspe se ne andassero annoiate, sarebbe tutto tornato meravigliosamente come prima. Anzi, aveva già del miracoloso rivedere tutti quegli anfibi dopo aver visto, pochi mesi prima, dei cingoli farsi largo orrendamente in un'area naturalistica che, altrove, sarebbe protetta ed oggetto di visite guidate di scolaresche».
Balzan e gli abitanti più sensibili della zona piangono l’imminente distruzione di un ambiente raro e prezioso, ma il biotopo di Levego ha un problema molto rilevante: formalmente non è riconosciuto e quindi tutelato in nessuno strumento urbanistico.
«Non sono un esperto ma non metto in dubbio il valore ambientale del luogo», afferma l’assessore all’urbanistica Franco Frison. «Il fatto è che quel biotopo non è stato inserito tra i siti da tutelare. Non c’è nel prg del Comune, che è molto vecchio, ma non c’è nemmeno nel Piano strategico della Provincia che non ha più di 5 anni. Allo stesso tempo», ricorda ancora l’assessore, «gli imprenditori del Consorzio che sta realizzando hanno atteso oltre 20 anni prima di veder chiuso il contenzioso legale sorto sull’area artigianale e mai una volta in tutti questi anni è emersa la presenza del biotopo. La Soprintendenza ha dato alcune prescrizioni, negli ultimi anni è stato modificato il progetto per salvaguardare un’ampia parte verde molto bella, una zona che prima era edificabile e con le ultime varianti non lo è più. Ma purtroppo il biotopo è interessato dall’intervento, semplicemente perché nessuno sapeva che lì ci fosse un biotopo e nessuno lo ha segnalato. Oggi», chiarisce Frison, «al termine di un lungo contenzioso, a iter completato e permesso a costruire già rilasciato, sarebbe impossibile fermare i lavori senza subire un’azione legale. Ci abbiamo provato. Dopo aver parlato con Balzan, insieme al sindaco Massaro abbiamo incontrato il presidente del Consorzio (Manzotti, ndr) cercando di sensibilizzare le imprese, ma è dura. Se la presenza del biotopo fosse emersa prima si sarebbe potuto fare molto di più».
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