«A Lorenzago pregate perché Luciani sia beato»
LORENZAGO. Sarà monsignor Giorgio Lise, arcidiacono di Agordo, ad accogliere la reliquia – una ciocca di capelli – di papa Wojtyla, da oggi santo insieme a papa Roncalli. Don Sergio de Martin, parroco di Lorenzago, ha voluto proprio lui per più di un motivo. Sia perché è stato segretario di Maffeo Ducoli, l’indimenticato vescovo che ha invitato in soggiorno ai piedi del monte Cridola il pontefice che arrivava dai monti Tatra, sia perché è stato il vice postulatore della causa di beatificazione di papa Luciani.
«Oggi salgo a Lorenzago invitando a pregare i fedeli cadorini (e non solo loro) perché dopo la canonizzazione di Giovanni Paolo II e di Giovanni XXIII, che tanti rapporti hanno avuto con i bellunesi, possa accelerare anche l’iter per la beatificazione del nostro Giovanni Paolo I». Un iter che si è di fatto bloccato; lo aveva iniziato, ancora nel 2003, l’allora vescovo Vincenzo Savio, di cui pure tanti bellunesi vorrebbero l’apertura di un analogo procedimento canonico. A Canale d’Agordo, il paese natale, ci sono rimasti male, a partire dal sindaco Rinaldo De Rocco, che si sta apprestando ad aprire, entro l’anno, il museo dedicato a Luciani. In Vaticano, infatti, si sta pigiando sull’acceleratore della beatificazione di Paolo VI, che per la verità ha preceduto il bellunese sul soglio di Pietro; un procedimento, questo, che potrebbe concludersi entro il 2014, al più tardi ai primi del 2015.
A riguardo di Luciani le indiscrezioni dal recente passato danno in verifica le condizioni del miracolo che ha portato alla guarigione il pugliese Giuseppe Dinora, ripetutamente presente a Canale per ringraziare il “papa del sorriso”. Ma di più non si sa.
Oggi, dunque, davanti alla reliquia di Wojtyla (processione dal museo dei papi alle 16, quindi solenne pontificale nell’arcipetrale), monsignor Lise manifesterà l’auspicio che anche la causa di Luciani sia affrontata con la necessaria rapidità. Lise, come si diceva, è stato per anni accanto a Ducoli nell’accoglienza di Giovanni Paolo II. L’arcidiacono di Agordo ha ancora «un ricordo molto vivo» di quel giorno dell’estate 1979 quando Wojtyla visitò Canale d’Agordo e salì sulla Marmolada. «Quando venne in vescovado, lo accolsi proprio io e mi disse, col sorriso: “Ecco il padrone di casa”. Gli porsi una stola, preziosa, della certosa di Vedana, il papa la indossò e dopo un po’ mi chiese: “Quanto ancora devo portarla?”».
In questi giorni il museo di Lorenzago, ospitato nel l’ex canonica, è stato straordinariamente aperto. «Accanto alle testimonianze di Wojtyla e Ratzinger ospiteremo presto anche reliquie di Luciani», fa sapere Marco D’Ambros, il direttore (e candidato sindaco) che ha preso atto con favore, anche a nome della comunità parrocchiale, la disponibilità del governatore regionale Luca Zaia a trasformare in parco il bosco dove passeggiavano Giovanni Paolo I e Benedetto XVI, alle spalle della casa alpina di Mirabello. «Lorenzago ha un legame particolare anche con Luciani. Non dimentichiamo la visita di Edoardo, il fratello del papa, a Benedetto XVI, all’Angelus in piazza, nell’ultimo soggiorno di Ratzinger».
Ieri sera, nella parrocchiale, si è tenuto un concerto in memoria dei papi oggi santi. E oggi – come riferisce il parroco don Sergio – tutta la comunità sarà davanti ai teleschermi per partecipare alla solenne cerimonia di canonizzazione in piazza San Pietro.
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