A “Mi manda Raitre” il caso della casa che non può essere ristrutturata
SAN PIETRO. Casa tutelata, casa crollata? Se lo è chiesto ieri mattina la trasmissione “Mi manda Raitre” a proposito della casa “storica” di Presenaio di Erminio De Zolt Lisabetta. Accolto in diretta dalla redazione del programma che la Rai realizza proprio per «dare voce a chi ha subito truffe, soprusi, disagi», De Zolt (presentato come “l'eroe che combatte la battaglia contro la burocrazia”) ha anche avuto modo di dialogare con il nuovo soprintendente ai Beni architettonici e paesaggistici per il Veneto Orientale, Andrea Alberti. Ed ha ribadito la sua posizione, così come era emersa negli articoli che il Corriere delle Alpi gli ha recentemente dedicato. «La mia casa di Presenaio, in via Picosta 5, è ormai una calubera (un rudere, in dialetto, ndr), sta cadendo letteralmente a pezzi, ma per la Sovrintendenza è un bene da tutelare. E mi impediscono di intervenire, mi hanno scritto fra l'altro, in base a un provvedimento di notifica del 14.08.1928 (sì, proprio 1928, ndr) secondo cui nella casa ci sarebbe una stua originaria rivestita in legno intagliato».
Ma cosa è una stua, gli ha chiesto la giornalista Elsa Di Gati, la conduttrice del programma? «La stua era la stanza più importante della casa, quella più calda, dove c'era una stufa ma soprattutto un rivestimento in legno che poteva essere anche pregiato se intarsiato dagli artigiani locali di quasi un secolo fa. Ma il problema è che quella stua proprio non esiste più». In collegamento da Venezia via skype è allora intervenuto il nuovo soprintendente Andrea Alberti, entrato in carica nel marzo scorso. “Fresco di nomina e fresco di problemi?” gli ha chiesto la Di Gati. «Nessun problema», ha replicato il Soprintendente, «siamo qui per confrontarci». «Nessun problema per voi, forse; ma pensi al povero signor Erminio che attende dal 1993, quando ha acquistato la sua casa, che voi gli diate il benestare sul progetto di restauro, ed è ancora oggi in attesa di risposte dopo 22 anni. Ed intanto la casa sta cadendo a pezzi». «Ho guardato gli atti e mi sono fatto un'idea abbastanza chiara della situazione, che è di originalità nell'approccio», ha sostenuto Alberti incalzato dalla giornalista, «ovvero se nel 1928 questo edificio viene dichiarato di interesse storico artistico, allora è un valore permanente che noi abbiamo l'obbligo di conservare». «Ma questo è un rudere», ha esclamato la giornalista mandando in onda le immagini della casa da cui risulta evidente lo stato di degrado. «Ma non vi rendete conto», ha commentato a questo punto De Zolt, «che dal 1928 è passato quasi un secolo. E nel frattempo ci sono state tra l’altro una guerra mondiale e il terremoto del Friuli che ha lesionato anche la mia casa? Perché lei signor soprintendente non viene a Presenaio a vedere le reali condizioni della casa invece di fermarsi alle carte?».
Alla proposta il soprintendente, nella concitazione della fine della trasmissione, non ha avuto modo di rispondere. Ma il dialogo è aperto. E certamente Erminio De Zolt Lisabetta continuerà la sua battaglia.
Stefano Vietina
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