«A Natale restiamo a casa»: la scelta dei ristoranti che rinunciano al delivery

FELTRINO

Tre ristoranti non fanno statistica, ma possono fare da campione per un momento storico estremamente difficile e drammaticamente presente, quello del prima “chiuso”, poi “asporto” o “a domicilio” , poi “aperto”, che poi si traduce sempre in “vediamo con il prossimo dpcm”.

Quello di Natale, l’ultimo del 2020 o almeno si spera, ha già costretto molti titolari a prendere la decisione finale al posto del governo: chiusi, in ogni caso.

Locanda Solagna. Anche se tra marzo e maggio l’asporto era andato alla grande grazie anche con il sushi, «una proposta assente in quel periodo nel basso Feltrino», per le imminenti festività Adrea Riboni di Locanda Solagna ha invertito la strategia: «Stavolta chiudiamo per scelta. Inutile sforzarsi di inseguire la vendita a tutti i costi. Non ci sentiamo dell’umore e abbiamo preferito pensare alle nostre famiglie, ecco perché passeremo per la prima volta il Natale a casa».

E potrebbe non essere l’ultima: «È presto per dirlo, ma visto che lavoriamo 360 giorni l’anno, non trovo il senso di scapicollarsi per un giorno solo». Il valore aggiunto della Locanda, oltre alle camere, è il servizio di tabaccheria ed edicola, che quindi resterà parzialmente aperta a servizio dell’abitato di Vas. Senza panettoni, visto che sono andati a ruba, ma con una cantina ben fornita. In attesa di poter accogliere di nuovo i clienti in un locale buono e accogliente al punto da essersi conquistato un piatto nella nuova Guida Michelin.

La Maison Lion. Chi invece ci vuole provare comunque è Simone Colle de La Maison Lion di Cesiomaggiore, che ha deciso assieme alla moglie Saki di puntare sull’asporto della vigilia.

«Sono stato molto cauto negli acquisti ma non mi sono dato un numero limite: abbiamo già raccolto diverse prenotazioni». Il menù è «semplice ma con ingredienti portanti, come il tartufo delle Dolomiti. Sono piatti tradizionali facili da comporre e rigenerare a casa. Siamo leggermente sotto i toni medi della nostra proposta abituale, ma questo per semplici questioni di trasporto». Altra novità da portare a casa sono le trippe di natale, tramutate da piatto del compleanno dello chef in proposta prefestiva, in via del tutto eccezionale. Da approfittarne, finché ci sono.

Birrificio di Quero. Chi non crede nel delivery di Natale è Emil Bagatella del Birrificio di Quero, che teme una «corsa matta tra le 12 e le 13 per portare nelle case più pasti possibile, con il rischio che poi le cose arrivino tiepide o peggio ancora fredde e che possano intaccare la credibilità del locale, perché difficilmente si perdona un menù insoddisfacente proprio nel giorno di natale».

L’esperimento era già stato tentato a Pasqua ma non ha funzionato come ci si aspettava, sarà anche perché la birreria è il luogo dell’incontro per antonomasia, dove trascorrere ben più del tempo del semplice pasto. «A conti fatti ci avremmo sicuramente rimesso. Teniamo aperto finché si può, poi riposeremo». L’idea iniziale era quella del menù da asporto, «finché ancora si parlava di movimenti tra comuni. Ma così il rischio è che la gente non venga o non possa farlo». Non resta che esaurire le confezioni regalo di Natale da una a quattro bottiglie, inclusa l’immancabile versione natalizia. Alla spina più di dieci artigianali diverse tutte da provare, ancora per qualche giorno. —


 

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