A Pieve arriva la fecondazione eterologa
BELLUNO. A Pieve di Cadore arriva anche la fecondazione eterologa. Si tratta di una grande opportunità che verrà offerta alle coppie che non riescono ad avere figli in modo autonomo.
Da diversi anni, all’ospedale Giovanni Paolo II, e precisamente al Centro di procreazione medicalmente assistita gestito dal primario dell’unità operativa di Ginecologia e Ostetricia di Belluno, Antonino Lo Re, si pratica la fecondazione assistita omologa, cioè con gameti appartenenti ai due coniugi.
La direttiva regionale che avvia la pratica riproduttiva eterologa è datata 2014, ma solo in questi ultimi mesi il centro Pma bellunese ha iniziato ad attrezzarsi per adempiere anche a questo tipo di intervento. «La Regione», spiega Lo Re, «ha individuato nell’azienda integrata di Verona l’ente capofila per la raccolta delle richieste di gameti, tramite una convenzione con enti specifici. A Pieve ci stiamo adeguando per partire anche con la pratica eterologa, che si effettua grazie alla donazione di gamete maschile o femminile o, in caso di bisogno, anche di entrambi. In provincia, infatti, il 10% delle coppie rientra nella fecondazione eterologa».
Sono una trentina le coppie che ogni anno si rivolgono a Pieve di Cadore per poter avere un figlio, ma solo il 25% di loro riesce nell’intento. «Una percentuale», precisa Lo Re, «dettata dal fatto che sempre più pazienti che vengono da noi sono in età avanzata - la media è intorno ai 39 anni - quindi le possibilità di attecchimento dell’ovulo fecondato diminuisce».
Il primario, che lascerà il suo incarico nell’Usl 1 alla fine di aprile per andare a dirigere l’unità operativa di Ginecologia e Ostetricia a Peschiera del Garda con il compito di avviare anche là un centro Pma, anticipa che «la macchina si è messa in moto. Stiamo riorganizzando il sistema ed entro quest’anno il servizio partirà in Cadore. Anche perché il personale infermieristico è già formato e i tre colleghi medici sono pronti. La direzione della Pma passerà alla dottoressa Scaravilli, che da tempo fa parte dello staff».
La donazione dei gameti a livello veneto dovrà essere gratuita, «tutt’al più sono previsti dei rimborsi spesa. Sicuramente il prelievo di spermatozoi sarà più semplice, mentre per gli ovociti femminili sarà necessario un intervento chirurgico».
Nei sei anni di direzione del reparto, il primario Lo Re ha attivato diversi progetti, come la gestione delle gravidanze a basso rischio da parte delle ostetriche, di cui, tra l’altro, l’Usl 1 è capofila. Inoltre sono state attivate le procedure per il riconoscimento del San Martino da parte dell’Unicef come “Ospedale amico del bambino”, per la promozione dell’allattamento al seno. «È stato provato, infatti, che il latte materno, se somministrato per lunghi periodi, diminuisce l’insorgenza di malattie cardiovascolari e metaboliche come il diabete», dice il direttore, che poi conclude: «Lascio una realtà strutturata che ha fatto notevoli passi avanti grazie alla collaborazione di tutto il personale. Il Dipartimento materno-infantile è cresciuto in questi anni in consapevolezza, soprattutto da parte del territorio, che ha dimostrato, visto il buon numero di utenti, di aver apprezzato il lavoro fatto. Mi dispiace solo di non esserci, quando sarà aperto il nuovo reparto».
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