«A rischio l’esistenza del pronto soccorso»

Agordo. I sindaci preoccupati per il trasloco del laboratorio analisi: «L’Usl non risponde da settimane»
AGORDO. «Dall’Usl nessuna risposta». Quasi increduli i sindaci agordini, attraverso il gruppo di lavoro su sanità e sociale, constatano che il documento inviato ormai tre settimane fa alla direzione generale dell’Usl 1 Dolomiti, oltre che all’assessore regionale alla sanità Luca Coletto e al consigliere regionale Franco Gidoni (per conoscenza pure al presidente della Provincia, Roberto Padrin, e al presidente del Comitato paritetico dei Fondi di Confine, Roger De Menech) non ha sortito effetto alcuno.


Se, fra le altre cose, i sindaci agordini avevano chiesto il ripristino del laboratorio analisi come condizione imprescindibile per la concessione dei 2,5 milioni di euro per la ristrutturazione del pronto soccorso, l’Usl ha fatto orecchie da mercante ed ha proseguito sulla sua strada. Venerdì, infatti, ha terminato il trasloco a Belluno delle attrezzature dell’ex laboratorio analisi di Agordo.


«In queste tre settimane», dice il sindaco di Taibon, Silvia Tormen, «non abbiamo avuto alcuna risposta dall’azienda sanitaria. O meglio, indirettamente la risposta ci è arrivata con la notizia della fine del trasloco. L’Usl non ha ritenuto di informarci su tale passaggio, come del resto non lo aveva fatto quando aveva deciso di chiudere il laboratorio analisi. Eppure in un passato non troppo remoto gli accordi erano stati diversi: i sindaci dovevano essere informati quando l’azienda decideva di modificare qualcosa». Ma l’idea che i patti debbano essere rispettati appartiene evidentemente a un’altra stagione.


«Nella scheda progettuale per la ristrutturazione del pronto soccorso», ricorda Silvia Tormen, «si prevede l’ampliamento del pronto soccorso stesso con lo spostamento del laboratorio analisi in un’altra ala. Ed è curioso che tale scheda sia stata condivisa, oltre che dalla Regione che di questo progetto è il soggetto attuatore, anche dall’Usl. La stessa Usl che ora ha di fatto chiuso il laboratorio analisi». Quello che i sindaci vogliono far capire è che tale chiusura non mette a rischio il servizio di analisi del sangue a cui tutti i giorni i cittadini accedono, bensì «l’esistenza del pronto soccorso e l’operatività dei reparti dell’ospedale».


Un concetto espresso ieri anche dal nuovo gruppo di cittadini agordini per l’ospedale. «Il Poct (l’apparecchiatura installata per sostituire il lavoro dei tecnici di laboratorio,
ndr
)», continua la Tormen, «può essere utilizzato solo come metodo diagnostico salvavita in caso di emergenza. E poi il lavoro dell’infermiere che inserisce una provetta nel Poct non ha la stessa valenza di quello del tecnico, perché le competenze sono diverse. Non chiediamo un laboratorio analisi che faccia tutte le analisi del mondo, ma quelle fondamentali sì».


Domani, prima del consiglio dell’Unione montana, il gruppo di lavoro degli amministratori incontrerà il presidente del Um, Fabio Luchetta. «Ora decideremo cosa fare di fronte a questo silenzio dell’Usl».
(g. san)


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