«A rischio noi e i servizi al cittadino»
BELLUNO. «Questa manovra mette a rischio i servizi per le imprese e i cittadini». Una cinquantina di dipendenti pubblici ieri mattina si è data appuntamento sotto il portico della Prefettura per protestare contro i tagli e la riforma degli enti locali, decisi dal governo. Lavoratori e sindacalisti hanno chiesto al prefetto Barbato di far presente la situazione ai vertici ministeriali.
La situazione è difficile, a rischio ci sono alcune attività e i supporti che vengono garantiti proprio da quegli enti che si intende razionalizzare. In primis la Camera di commercio: «Le imprese pagano un diritto annuo che va dagli 88 ai 200 euro, a seconda che siano ditte individuali oppure no. Su queste somme si regge l’ente camerale», sottolineano Claudia Genoria, rsu Uil Fp, e Paolo Grigoletto, rsu Fp Cgil.
«Le Camere di commercio sono enti patrimoniali autonomi, sorretti appunto dal diritto annuo pagato dalle imprese. Tagliare questi diritti del 50% significa mettere in grande difficoltà l’ente e di conseguenza mettere in forse i servizi stessi per le imprese e i cittadini. Non possiamo dimenticare che le aziende bellunesi sono 16 mila, il 70% delle quali è individuale», dicono le rsu, che temono che dietro a questa operazione si nasconda la volontà di privatizzare questi enti. «Trasferire il registro delle imprese a soggetti privati non solo non garantirebbe la trasparenza del mercato e l’imparzialità, ma farebbe lievitare i costi per l’utenza. Questo discorso si estende a tutti gli altri servizi che la Camera di commercio eroga a favore della collettività, con oneri irrisori o addirittura gratuitamente».
Per i dipendenti camerali (ieri formavano il gruppo più numeroso) «disgregare un sistema sano e che funziona non ha senso: le Camere di commercio utilizzano il 23% di questi introiti per spese di personale, il resto viene reinvestito in azioni a favore del cittadino e delle imprese, con formazione e progetti per il loro sviluppo, in poche parole questi soldi vengono reinvestiti sul territorio. È questo che la riforma cerca di mettere in discussione. E noi non ci stiamo», dicono i dipendenti, evidenziando il bilancio sano dell’ente bellunese.
«Se siamo qua oggi è per sensibilizzare la popolazione: se questi enti dovessero essere razionalizzati con tagli lineari, senza tenere presenti le difficoltà del territorio sul quale operano e l’importanza dei servizi erogati, la ricaduta negativa colpirebbe proprio i cittadini», dicono Gino Comacchio della Uil Fp e Gianluigi Della Giacoma della Fp Cgil. «In questo modo si rischia di allontanare sempre più le pubbliche amministrazioni dai bisogni della cittadinanza. Basti pensare ai vincoli del patto di stabilità e al blocco del turnover imposti ai Comuni e alla fine della Provincia».
A chiedere maggiore equità anche i lavoratori dell’ex Servizio forestale regionale: «Perché le stesse figure in una Regione percepiscono uno stipendio e in un’altra un altro molto più alto? Perchè un commesso del Parlamento deve prendere più di un dipendente laureato in un ente pubblico? Anche queste sono le piccole cose che devono essere cambiate e di cui nessuno parla mai», dice Celeste Gnech.
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