A Vedana tornano le suore, sfuma l’idea di don Ciotti
SOSPIROLO. La certosa di Vedana, uno dei più suggestivi monasteri italiani, ospiterà una comunità di monache cistercensi. L’accordo non è stato ancora perfezionato, ma poco ci manca.
Sarebbe sospeso, dunque, lo straordinario progetto, immaginato dal vescovo monsignor Renato Marangoni, da don Ciotti, il prete antidroga, prima, e antimafia poi, dal sindaco di Sospirolo, Mario De Bon, e dei loro collaboratori, primo fra tutti Cesare Lasen, autorevole naturalista e consulente della Fondazione Dolomiti Unesco, di trasformarlo nella “Casa dei nuovi stili di vita”, recependo le suggestioni dell’enciclica “Laudato si’”. Aveva dato il suo apporto di conoscenza anche uno dei più accreditati amministrativisti del Veneto, l’avvocato feltrino Enrico Gaz.
La certosa, dunque, tornerebbe ad essere luogo di clausura e di contemplazione, con una decina di monache, inviate dai cistercensi che in Italia dispongono di altri 6 monasteri femminili. Le vocazioni religiose sono in riduzione, ma quelle di vita claustrale un po’ meno. I certosini che hanno la titolarità del complesso di Vedana, davanti alla richiesta di una comunità contemplativa non se la sarebbero sentita di dire di no. Dalla sua fondazione e fino al 1977 Vedana ha ospitato monaci certosini. Quarant’anni fa alcune monache della certosa di San Francesco, in provincia di Torino, si sono insediate a Vedana rimanendovi fino al 1994. Quattro anni dopo sono state sostituite da dodici monache certosine provenienti da Riva di Pinerolo. Tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015, l’esperienza si è conclusa, per cui da due anni il complesso è chiuso.
Per iniziativa del sindaco De Bon, il Comune stesso, la Chiesa diocesana con il vescovo Marangoni e don Ciotti, con alle spalle Libera, è stata studiata una nuova opportunità per rianimare la certosa.
La collaborazione tra le diverse realtà avrebbe portato in certosa attività di coltivazioni bio, di formazione all’agricoltura di montagna, di cultura per nuovi stili di vita improntati alla sobrietà.
Il faro sarebbe risultata l’enciclica di Papa Francesco sul creato. De Bon da una parte, Lasen dall’altra avevano già immaginato anche le possibili ricadute sul territorio, recuperando i terreni abbandonati, in stretta collaborazione con il Parco delle Dolomiti.
L’associazione Libera sarebbe stata uno dei motori nella promozione del lavoro e della stessa formazione. La Diocesi si sarebbe curata della dimensione spirituale e finanche contemplativa.
Un unicum, insomma, sul piano della collaborazione tra mondo ecclesiale e laico, con gli stessi vescovi del Nordest disponibili a fare di Vedana un laboratorio di spiritualità ambientale. Un collante di altri interessi virtuosi, dal Centro di spiritualità Papa Luciani di Col Cumano alla Comunità di Villa San Francesco, direttore Aldo Bertelle, ad altri ancora.
Il sindaco De Bon ha fatto capire ai collaboratori di non essere rassegnato a rinunciare. Neppure gli altri, dal vescovo Marangoni a don Ciotti, da Libera a Lasen, a Gaz.
Francesco Dal Mas
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