Abbigliamento: «Siamo in ginocchio, lo Stato ci aiuti»

Silvia Ciani è la titolare di Intimissimi: «Non possiamo stare chiusi a lungo, questa serrata ci ha tolto la serenità»

BELLUNO


«Aver tenuto chiuso un mese ci ha messi in ginocchio. Non possiamo andare oltre». Silvia Ciani è la titolare di Intimissimi, in pieno centro storico. Il suo negozio è un cantiere, perché proprio quest’anno aveva deciso di rinnovarlo, per festeggiare i vent’anni dell’attività, e non ha potuto fermare i lavori quando è scoppiata l’emergenza coronavirus. «Avevo aspettato quattro anni per farli», racconta. «Fermarli era impossibile ormai, ma i lavori sono stati interrotti dai decreti. Come mi sento? Impotente e abbandonata dallo stato. È durissima. Ho sempre lavorato tanto, ho sempre trattato bene i miei dipendenti e mi trovo in questa situazione. Ovviamente la salute viene prima di tutto, ci mancherebbe, ma lo Stato non ci sta mettendo nelle condizioni di stare a casa serenamente. Se non possiamo lavorare, toglieteci le cose da pagare, perché qui non stiamo incassando un euro da un mese».

Non bastano le misure messe in campo dal governo per far ripartire il Paese: «Non ci serve la possibilità di fare un prestito, ci servono risorse a fondo perduto», continua Silvia Ciani. «La disparità con la Germania, con il modo con cui quel Paese sta trattando i suoi imprenditori, fa arrabbiare. Qui non vediamo la luce, noi imprenditori abbiamo solo doveri e non diritti. Se non moriremo di coronavirus, moriremo di crepacuore».

L’imprenditrice vorrebbe poter riaprire l’attività, «al più presto, anche da sola, senza dipendenti. L’importante è poter tornare a lavorare. E quando accadrà lancio un appello alla città: che ci aiuti, che si ricordi dei negozi e ci aiuti a ripartire».

Le conseguenze della serrata potrebbero essere drammatiche: «A malincuore ho già dovuto licenziare alcune dipendenti, le altre le ho messe in cassa integrazione», conclude la Ciani. «Non è detto che tutte potranno tornare al lavoro, bisognerà vedere come lavoreremo, da quando e con quali modalità. Ma non possiamo andare oltre il 3 maggio per la riapertura. Già un mese ci ha messi in ginocchio, riaprire a maggio sarà già un disastro e spero che lo Stato ci aiuti. Ci aspettano tempi molto duri, questa serrata ha tolto la serenità a tutti». —


 

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