Abbigliamento, troppe le tasse

La denuncia del vice presidente del comparto, Barp: «Tutti i guadagni vanificati»
MESTRE: SALDI: 3/1/09 LIGHT IMAGE
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BELLUNO. Dopo una primavera “brutta” climaticamente parlando, fredda e piovosa, e un autunno caldo, il bilancio del settore dell’abbigliamento in provincia di Belluno è ancora negativo. Anzi, il segno “meno” avrebbe potuto essere più leggero rispetto allo scorso anno, se non ci fosse stato un aumento della pressione fiscale che ha vanificato i guadagni.

L’esame, svolto dal sindacato del comparto dei Confcommercio Belluno ha evidenziato «un’altra stagione non eccelsa, anche se di situazione drammatica non si può parlare ancora», precisa Antonio Barp, vice presidente della Federazione moda bellunese. «Se l’Imu venisse, non dico tolta, ma drasticamente diminuita sarebbe una buona notizia per noi», precisa Barp che poi va dritto al nocciolo della questione. Nocciolo che rischia di rendere tragica una situazione che potrebbe essere invece soltanto non troppo positiva. «Quello che realmente ci preoccupa è che se un negoziante fa un buon fatturato o un buon incasso, arriva poi la burocrazia a drenare la possibilità di guadagno, perché alla fine a parità di incasso e di ricavi, abbiamo una tassazione che aumenta. Pensiamo soltanto alle tasse che sono state imposte dagli enti locali», prosegue il vice presidente della Camera della moda bellunese. «Credo sia arrivato il momento di fare scelte diverse, capire se le nostre amministrazioni pubbliche possono tagliare da qualche altra parte magari dal personale». Per Barp, uno dei modi per riuscire a contenere i costi, sono le fusioni dei Comuni. E la sua idea di fusione è molto ampia. «Il comune di Feltre potrebbe fondersi con Seren del Grappa e Fonzaso ad esempio, oppure Cesiomaggiore con San Gregorio. Inutile tenere piccole realtà da 2- 3 mila abitanti, se ci sono possibilità di fare ridimensionamenti su vasta scala, perché non approfittarne? Gli sprechi non possiamo più permetterceli, ma neanche spese così grandi. Serve razionalizzare tutto».

Ma per l’abbigliamento una speranza si intravede con i prodotti di nicchia. «Nel nostro settore l’unico che si salva è l’alta gamma», continua il vice presidente. La crisi quindi sta mordendo il freno: «Molte aziende hanno chiuso, qualcuna ha ridotto il personale: correttivi necessari viste le spese degli affitti elevati insieme a quelle fisse di luce, acqua e gas e rifiuti». E intanto dal 4 gennaio partono i saldi. (p.d.a.)

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