Abitazione di quattro piani divorata dalle fiamme ad Arsiè

Luigi Chiais svegliato all’alba dalle tegole e dai calcinacci che piovevano dal tetto è riuscito a salvarsi: «Ancora pochi minuti e sarei morto carbonizzato»

ARSIE'. Luigi Chiais sta seduto sotto una pergola riparata dal sole assieme ai vicini che subito gli hanno offerto sostegno e ospitalità. A meno di cento metri c’è la sua casa comperata nel 2000 nel borgo di Corlo, a picco sull’omonimo lago di Arsiè, al di là della chiusa in una zona che scavalla continuamente tra i comuni di Arsiè e Cismon del Grappa. Quattro piani andati completamente distrutti da un incendio che ha covato tutta la notte e che all’alba ha sprigionato tutta la sua forza lasciando a Chiais giusto il tempo di scendere dal letto, mettere la prima cosa trovata e uscire prima che il fumo potesse stordirlo. «Alla fine è andata pure bene», tenta di sdrammatizzare, «perché i pompieri mi hanno detto che se avessi respirato quel fumo anche per pochi minuti sarei morto carbonizzato nella casa».

Luigi Chiais guarda con disincanto quello che era diventato una sorta di buen retiro. Lui è veneziano ed è apprezzato da tutti in un borgo composto da un pugno di abitazioni che d’estate raggiunge quasi le trecento persone, ma che una volta finita la bella stagione si svuota completamente. Seconde case, più che case di vacanza. Anzi, per Chiais era forse l’abitazione principale. Il fuoco si è portato via tutti i suoi ricordi, una montagna di libri e una raccolta di dischi che gli facevano compagnia: «Più che i muri fa male vedere andare in fumo le cose alle quali tenevo di più. Ma tant’è».

Il pensionato è stato svegliato da un gran rumore alle 6,30: «Sentivo picchiare fortissimo sul tetto e visto il clima instabile di quest’estate credevo all’ennesima violenta grandinata». Invece erano le tegole del tetto, ormai avviluppato dalle fiamme, che cadevano sui piani sottostanti. «Dormo al secondo piano, ho indossato i primi pantaloni e la prima camicia che ho trovato e sono uscito. Solo allora mi sono reso conto della gravità della situazione. Quando mi sono accorto che ero senza telefonino e ho tentato di rientrare, ma ormai era tardi. Il fumo aveva invaso anche i piani inferiori».

Viene lanciato l’allarme e i vigili del fuoco di Feltre si precipitano sul posto dovendo fare i conti con strade così strette che l’autopompa non può arrivarci. In ogni caso i pompieri possono fare poco, se non spegnere le fiamme e trascorrere lunghe ore per mettere in sicurezza l’area dell’incendio. «L’unica cosa positiva», afferma Luigi Chiais, «è che le piogge ripetute di questi giorni hanno creato un clima umido che ha ostacolato l’incendio che altrimenti avrebbe potuto attaccare la vegetazione e magari le case vicine».

Gli amici della borgata cercano di consolarlo. C’è anche il sindaco Luca Strappazzon, accorso subito con il vigile urbano Arboit per fornire una prima assistenza umana e materiale al pensionato veneziano, che però ha già deciso: «Meglio che me ne torni subito a Mestre nell’appartamento di mia figlia (dove trascorre la stagione invernale ndr). Restando qui non posso fare nulla, mentre lì dovrò occuparmi di alcune incombenze. Almeno terrò la mente occupata».

Molto dispiaciuto il primo cittadino: «Gli sono vicino per questo terribile incendio. Chiais è una brava persona ed è benvoluto da tutti. D’altra parte sono ormai diciotto anni che trascorre la bella stagione qui ad Arsiè». —

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