Abusi edilizi a Borca di CadoreSequestrate altre quattro villette

Tornano i sigilli della Procura al villaggio "Corte delle Dolomiti" realizzato negli anni Cinquanta dall'architetto Edoardo Gellner e poi oggetto di modifiche ritenute irregolari
BORCA DI CADORE.
Torna nuovamente a fare parlare di sé il villaggio “Corte delle Dolomiti” di Borca. Le indagini infatti proseguono: negli ultimi giorni sono stati posti i sigilli su altre quattro villette. Intanto, salgono a cinquanta le persone iscritte nel registro degli indagati.

A fare il punto della situazione sono stati Corpo forestale dello Stato e Procura della Repubblica.

La contabilità tenuta dalle autorità dà la dimensione di un fenomeno inquietante: su 263 villette, 42 sono oggetto di accertamento investigativo; 8 sono invece quelle sottoposte a sequestro preventivo. Se non sono numeri da record, davvero poco ci manca.

Gli uomini del Corpo Forestale sono così ritornati tra gli edifici realizzati negli anni Cinquanta dall’architetto Edoardo Gellner. Opere architettoniche in piena regola, alle quali però sono state apportate delle modifiche pesanti. E non è soltanto una questione di estetica.

La prima segnalazione alla Procura della Repubblica di Belluno arrivò nell’estate del 2008. Tante le contestazioni, tutte di natura edilizia e riguardanti il riempimento degli spazi tra le palafitte volute da Gellner in persona e chiamati in gergo “setti murari”.

Più che un’estrosità estemporanea, si trattava una scelta che rispondeva a esigenze assolutamente pratiche.

Basta guardare all’Antelao e ai suoi ghiaioni.

«Quelle palafitte servivano a far defluire eventuali frane», ha rimarcato il comandante provinciale del Corpo forestale, Flavio De Nicolò.

Gellner, insomma, lo aveva capito in tempi che oggi potremmo certamente definire non sospetti: le pendici della montagna sono fragili, come ha dimostrato in tutta la sua drammaticità nel luglio del 2009 la frana di Cancia.

Le palafitte della struttura originaria sono state “riempite” in diversi modi: chi ha scelto un pratico garage, chi taverne in stile alpino, chi ancora delle finte legnaie.

Gusti a parte, restano le responsabilità individuali.

Le persone formalmente indagate sono oltre una cinquantina: proprietari, progettisti, ma anche tecnici comunali.

Troppe leggerezze sarebbero state commesse nelle denunce di inizio attività, avvallate poi dal Comune.

A ribadirlo è stato anche Mauro Saviane, ispettore capo del Corpo Forestale.

«Le dia erano illegittime, ma avevano un via libera formale», sottolinea Saviane; che ricorda poi come sequestri siano avvenuti anche negli uffici comunali di Borca.

Secco il commento del procuratore capo Domenico Labozzetta, che ha ereditato l’indagine dal sostituto Luigi Leghissa. «Ci troviamo di fronte ad una situazione potenzialmente dannosa ed esplosiva». Ma non finisce qui: Corpo forestale e Procura sono intenzionati ad andare fino in fondo. Presto potrebbero esserci nuovi sviluppi, mentre a maggio partirà il procedimento del primo troncone dell’inchiesta.

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