Abusi sulla figlia, il pm: «Prove evidenti»

Giudizio immediato per l'operaio bellunese accusato di violenza sessuale su minore
Padre accusato di violenze sulla figlia: la procura chiede il rito immediato
Padre accusato di violenze sulla figlia: la procura chiede il rito immediato
BELLUNO. C'è «evidenza della prova». Per questo motivo il pubblico ministero ha chiesto ed ottenuto il giudizio immediato nei confronti dell'operaio bellunese di 55 anni, arrestato il 23 gennaio scorso dai carabinieri della compagnia di Belluno, per i reati di maltrattamenti e violenza sessuale sulla figlia minorenne. È la triste storia di un'infanzia negata alla figlia da un padre-padrone. Ora, dunque, l'operaio 55enne sarà processato, subito, saltando l'udienza preliminare, con un aggravio del capo d'accusa, rispetto alla storia raccontata nel gennaio scorso. Il reato di maltrattamenti è stato esteso, come parte offesa, anche nei confronti della moglie. Il giudizio immediato, che si terrà per competenza territoriale nel tribunale di Padova, in quanto i reati iniziarono quando la famiglia dell'imputato risiedette, per un breve periodo, in un centro della provincia patavina, non prevede alcuno sconto di pena in caso di condanna. Ma la difesa può chiedere di accedere ad un rito alternativo. Si tratta di una triste vicenda. Secondo l'accusa, l'operaio (difeso dall'avvocato Ruena Polato del foro di Padova) avrebbe iniziato ad abusare della figlia, nel lontano 1994, quando aveva appena 6 anni. Le violenze sarebbero inizialmente consistite in palpeggiamenti nelle parti intime. Gli episodi avvenivano quando padre e figlia si ritrovavano a casa da soli. L'uomo avrebbe consumato, poi, il primo rapporto completo quando la figlia aveva 10 anni. Per anni l'uomo sarebbe riuscito ad ottenere il silenzio della figlia minore attraverso pressioni e ricatti psicologici. Quand'era piccola le diceva di non raccontare nulla alla mamma, "sennò se ne va via di casa". Poi, quando la figlia, da adolescente, manifestò i primi rifiuti ai rapporti sessuali, il padre avrebbe reagito picchiandola. Da qui l'accusa di maltrattamenti consistiti in botte e violenze psicologiche. A 15 anni la ragazza riuscì per qualche giorno ad allontanarsi da casa. Poi, qualche tempo dopo, ha trovato rifugio in un centro antiviolenza di Belluno. È qui che la giovane ha trovato la forza di denunciare il padre, su invito di alcuni psicologi della struttura. Ma sono state anche delle lettere scritte alla madre, quando era fuggita una prima volta da casa, a sollevare la cortina di silenzio sulle violenze subite all'interno della mura domestiche. Dopo quelle lettere, che con la querela contro il padre costituiscono le fonti di prova in mano agli inquirenti, la famiglia s'è sfaldata ed i genitori si sono separati. Nella querela sporta, la vittima delle violenze ha indicato anche i luoghi in provincia di Belluno, oltre alla casa di residenza, dove il padre le avrebbe usato violenza. Luoghi pubblici, dove il padre si appartava con la figlia minore.

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