Abuso su una strada silvopastoraleIndagati i sindaci di Alleghe e Selva

Abuso d’ufficio e falso sono le ipotesi di reato per una serie di persone fra le quali i primi cittadini di Alleghe (nella foto Gloria Pianezze) e di Selva di Cadore e per l’ex sindaco del paese sul lago. La strada è quella di Col Fioret
ALLEGHE.
Amministratori pubblici «inciampano» sulla strada silvopastorale per Col Fioret, in Valfiorentina e finiscono indagati dopo le denunce di alcuni proprietari dei terreni: abuso d’ufficio e falso sono le ipotesi di reato per una serie di persone fra le quali i primi cittadini di Alleghe e di Selva di Cadore e per l’ex sindaco del paese sul lago. Nel mirino, la trasformazione in strada silvopastorale di una «pista», proprietà di privati che dall’oggi al domani si sono ritrovati senza più arte nè parte: usurpati del diritto. Non erano più proprietari di nulla perchè la Cm Agordina aveva deliberato.

Una pratica nata dalla proposta dei Comuni di Alleghe e di Selva, ma senza che i legittimi proprietari dei terreni interessati ne fossero informati. Si può? Così risulta agli inquirenti e così hanno denunciato i proprietari che hanno dato mandato a uno studio legale di Venezia, Bettiol e associati, di vederci chiaro.

La pista era già «abusiva» di per sè, secondo la procura. E’ stata quindi «promossa» a carattere silvopastorale, cioè fatta diventare una via di servizio per boschi pubblici e per pascoli. Ma lì ci sono solo impianti da sci.

Perchè non può esere considerata una strada vera e propria? Il tracciato era una pista che serviva ai proprietari per raggiungere i propri fondi e al Consorzio Valfiorentina per far passare i mezzi di servizio agli impianti sciistici: i proprietari si erano accordati col Consorzio per un affitto a ristoro per l’uso, e anche dei terreni.

La storia.
La pista risale ancora al 1978, insomma a 30 anni fa o giù di lì: ultimamente però non passavano solo i mezzi per le piste da sci, ma anche cacciatori e regolieri, e i turisti che raggiungevano il rifugio Belvedere di Ivo Torri, su in cima. Morale: ai proprietari tutto il via vai non piaceva e decisero di mettere dei cartelli di proprietà privata per evitare il «traffico». Di più: il Consorzio avrebbe dovuto sistemare delle sbarre, per impedire i passaggi incontrollati, all’inizio della «pista» ed effettivamente le sbarre arrivarono fin lassù, salvo poi non essere mai più montate. Quanto ai proprietari che misero i cartelli, fu spiegato loro che forse era meglio che li togliessero, considerato che quella era una strada silvopastorale e avrebbero dovuto chiedere l’autorizzazione in Comune. A chiudere la bocca a ogni dubbio, tanto di delibera del 2009 con cui la Cm agordina «aggiornò» il piano per la viabilità silvo-pastorale, includendovi la strada denominata Monte Fertazza, tra Selva e Alleghe. «Ma come?, si chiesero i proprietari, è una strada privata, come fa a diventare silvopastorale senza che lo sappiamo?». Ed è protesta.

Segnalazioni e denunce.
La rivolta dei proprietari dei terreni è stata tanto dirompente da far scattare l’inchiesta penale e il sequestro dei documenti relativi alla delibera, in Comunità montana. Tanto da indurre la Cm Agordina stessa a chiedere un parere legale per verificare quale possa essere la sua posizione, vista l’inchiesta che vede indagati i sindaci dei due paesi e visto l’iter fatto seguire alla pratica dall’ufficio tecnico.

A segnalare il caso al prefetto fu uno degli interessati, Luigi Nicolai: ora del pasticcio si sta infatti occupando anche Palazzo dei Rettori a Belluno. Ma un esposto-denuncia ha smosso l’indagine del Corpo forestale dello Stato di Agordo: la denuncia venne presentata da alcune persone fra le quali Arrigo Dell’Andrea, Alessandro Lorenzini e Guido Nicolai che si sono affidati allo studio legale Bettiol e associati di Venezia.

Il pasticciaccio.
A proporre che col Fioret diventasse strada silvo pastorale furono i Comuni di Selva e di Alleghe: la richiesta è stata firmata solo dal sindaco Dall’Acqua per Selva, mentre per Alleghe sono sulla graticola sia l’attuale sindaco Gloria Pianezze sia quello passato, Pezzè, (pare che l’idea nasca con la precedente amministrazione) benchè pare non siano stati loro a firmare il documento spedito alla Cma. La Cma ha istruito la pratica e «promosso» la pista di servizio su terreni privati ma nulla si sa sulla certezza delle verifiche svolte per accertarne la proprietà: qualcuno ha acquisito mappe catastali?, si sono chiesti i nomi dei proprietari, oppure le autorizzazioni regionali e dei Beni ambientali? Il consiglio approvò su indicazione dell’ufficio tecnico salvo ora chiedere parere legale circa il risvolto penale che può subire l’ente per eventuali «leggerezze».

Le indagini.
La denuncia dei privati parla di provvedimento illegittimo. I rilievi mossi dalla procura, su indagine della Forestale riguardano appunto un provvedimento per una «strada» in una zona arida di boschi e pascoli; la mancata informazione dei proprietari interessati e l’obiettivo di favorire eventualmente alcune categorie di persone a discapito di altre; l’aver fatto qualche «pressione», perchè fossero tolti i divieti da parte dei proprietari.

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