Acc, 400 in marcia contro le banche
BELLUNO. Ce l’hanno messa tutta lavoratori (presente la metà dell’intero organico), sindaci, sindacati e rsu per sollecitare una presa di posizione positiva da parte delle banche, ma queste ultime hanno preso tempo, rinviando la risposta a oggi. E questi non è piaciuto ai sindacati che gridano: «Ci stanno prendendo in giro».
Ieri per le strade di Belluno hanno marciato 400 lavoratori dell’Acc di Mel, insieme a 11 sindaci della Valbelluna; sono entrati in sette delle nove banche che fanno parte del pool che dovrebbe aiutare lo stabilimento zumellese a traghettare il 2013, assicurando così la possibilità di acquistare le materie prime da produrre e di pagare gli stipendi dei dipendenti.
Il ritrovo a Mel. È iniziata presto la giornata per i lavoratori dell’Acc, che si sono ritrovati alle 8.30 davanti allo stabilimento insieme ad alcuni amministratori. In 300 sono partiti da qui con le loro auto e, preceduti dalle forze dell’ordine, sono arrivati in un lungo serpentone di oltre un chilometro in piazza dei Martiri, dove ad attenderli c’erano altri sindaci, altri dipendenti, alcuni parlamentari e i consiglieri veneti Reolon e Bond. Qui hanno iniziato a distribuire alla gente la lettera che è poi stata consegnata alle banche. Una lettera in cui si evidenzia come il destino dell’Acc sia in mano loro, richiamandole alla loro responsabilità sociale, e come la battaglia per la sopravvivenza (perché è di questo che si sta parlando) non si fermerà neppure in caso di risposta negativa. «Se deciderete di condannare il nostro stabilimento, anche noi avremo di fronte una scelta: la rassegnazione o la disperazione. Ma sceglieremo quest’ultima per combattere per il nostro futuro. E allora alzeremo il tiro», dicono dipendenti, Fiom, Fim, Uilm e rsu.
Le banche. Il giro per le banche è iniziato da piazza dei Martiri e precisamente dall’Unicredit, l’istituto che, a quanto pare, insieme al Mediocredito friulano non ha ancora sciolto il riserbo. Ad accoglierli non c’era il responsabile di filiale, ma un funzionario. E questo ha dato molto fastidio a lavoratori, sindacati e soprattutto ai sindaci, che più volte hanno chiesto, senza successo, di potersi mettere in contatto anche telefonicamente con il direttore. Primi cittadini che hanno provato a far capire che, se l’Acc non dovesse essere salvata, a farne le spese non saranno soltanto i lavoratori, ma un’intero territorio e quindi le stesse banche che su questo territorio vivono. La rappresentante del Comune di Belluno, Simonetta Buttignon, ha anche parlato di «danno di immagine in caso di risposta negativa», ma senza alcun effetto.
Da lì, con l’amaro in bocca, la marcia di protesta ha toccato la Banca Popolare di piazza Castello e successivamente Veneto Banca, Friuladria, Bnl, Popolare di Vicenza e Monte dei Paschi in via Vittorio Veneto.
Da tutti gli istituti gli operai hanno incassato a parole la solidarietà («Siamo consapevoli che se voi non lavorate non lavoriamo nemmeno noi», hanno detto i responsabili bancari), ma anche l’impotenza nel poter ribaltare le sorti dell’Acc: «Noi siamo solo le filiali: sono i vertici a gestire la partita».
Ancora incertezza. A mezzogiorno tutti poi hanno fatto ritorno a casa, con la speranza che la situazione si risolva per il meglio. «Oggi abbiamo dimostrato l’unità del territorio e un malcontento generale verso il sistema bancario», commentano Paolo Da Lan della Uilm, Luca Zuccolotto della Fiom Cgil e Bruno Deola della Fim Cisl.
A metà pomeriggio, poi, l’ennesima doccia fredda: le banche hanno chiesto ancora un giorno per pensare. Oggi si conoscerà il destino dell’Acc.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi