Acc, a luglio il verdetto sulla fabbrica

Mel. Il 5 giugno il piano di rilancio in tribunale, poi il voto dei creditori. Vertice al Mise, c’è il nodo finanziamenti
Di Paola Dall’anese
L'Acc di Mel La fabbrica della Acc a Mel L'azienda ha annunciato possibili tagli anche sullo stabilimento zumellese
L'Acc di Mel La fabbrica della Acc a Mel L'azienda ha annunciato possibili tagli anche sullo stabilimento zumellese

MEL. Il piano di rilancio dello stabilimento Acc di Mel sarà presentato il 5 giugno, cioè alla scadenza dei termini di proroga concessi, al tribunale di Pordenone che dovrà decidere l’omologa o meno dello stesso per porlo poi al voto dei creditori. Il destino dell’Acc si conoscerà quindi alla fine di luglio. Nel frattempo però le banche che rientrano nel gruppo dei creditori non sembrano ad oggi intenzionate a sostenere con nuova liquidità questo piano.

Sono queste alcune delle novità emerse ieri a Roma al tavolo al Ministero dello sviluppo economico a cui erano presenti oltre all’ad Ramella, l’assessore regionale Elena Donazzan, tutte le parti sindacali nazionali e provinciali e il sindaco di Mel, Stefano Cesa.

«L’obiettivo è quello di far uscire lo stabilimento dal concordato preventivo e per questo è necessario che il piano di rilancio venga presentato entro il 5 giugno, termine fissato dal giudice del tribunale di Pordenone che ora ha in capo la vicenda», precisa Gianluca Ficco, segretario nazionale della Uilm. «Attualmente il piano non vede il supporto delle banche, anche se la quota messa dai creditori-acquirenti ammonta a 13 milioni di euro», precisa Bruno Deola, segretario della Fim Cisl di Belluno che aggiunge: «La cosa positiva è che se il piano andrà a buon fine e questo lo potremo sapere entro la fine di luglio, saranno azzerati tutti i debiti della vecchia società, che azzera il capitale, e si ripartirà con una nuova società con zero debiti perché i creditori sono pronti a trasformare quanto avanzano dall’Acc in azioni che metteranno nel nuovo capitale societario».

Ad oggi gli acquirenti dell’Acc sono nomi importanti dell’industria veneta e italiana come Beccaria e Bragagni a cui si aggiungono altri imprenditori. «Lo stesso ad Ramella, però, di fronte a questo diniego degli istituti di credito a dare un aiuto, ha auspicato che nel momento dell’approvazione del piano non votino contro, sarebbe in un certo senso controproducente anche per loro stessi».

«La cosa positiva oggi è che tutti insieme si faccia quadrato per evitare il fallimento dell’Acc e l’eventuale amministrazione straordinaria. C’è l’impegno della Regione con Veneto sviluppo e il Mise che si è detto pronto a sollecitare, per quanto è in suo potere, le banche a sostenere il progetto che punta a investire nel compressore variabile commerciale, sulla ricerca e sullo sviluppo in modo strutturale», precisano Ficco e Deola.

I lavoratori, intanto, si trovano ancora in una sorta di limbo. «Come è accaduto un mese fa con l’Austria anche oggi la nostra sopravvivenza dipende da fattori esterni», precisa Nicola Garlet della Rsu Uil. «Non ci resta che aspettare l’esito di luglio. Sicuramente il gioco di squadra che stiamo facendo è positivo. C’è però una novità che potrebbe volgere a nostro favore», precisa Garlet: «Gli austriaci hanno preso una multa dall’Antitrust e fino ad ottobre non potranno produrre. Questo significa che, se per noi tutto andrà bene, potremmo partire prima e attirare clienti e sarebbe una rivincita con l’Austria».

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