Acc di Mel, 27 volontari lasciano la fabbrica
MEL. Diminuiscono gli esuberi all’Acc Wanbao di Mel. Ieri 27 lavoratori assistiti dai sindacati hanno firmato l’accordo di non opposizione individuale al licenziamento, vale a dire hanno dato il loro consenso a lasciare lo stabilimento volontariamente da qui fino a settembre.
In cambio la società offrirà loro 15 mila euro di incentivo.
Si tratta del primo passo per governare l’uscita dall’azienda dei 130 lavoratori in esubero, numero dichiarato da Wanbao ancora un anno fa.
Dopo discussioni, confronti e incontri, alla fine ieri i 27 dipendenti hanno deciso di lasciare il loro impiego. E qualcuno lo ha fatto direttamente già ieri.
Della trentina di volontari, moltissimi sono prossimi alla pensione (mancano dai 2 ai 3 anni), mentre altri hanno deciso di fare una scelta diversa cioè di lasciare l’Acc e fare nuove esperienze, trovandosi un altro impiego da qualche altra parte in provincia.
Usciti questi esuberi volontari, c’è da lavorare per trovare ancora un accordo per il centinaio che resta. E questo sarà il tema del prossimo incontro previsto per la fine del mese tra sindacati di categoria e azienda.
Sul tavolo ci sono alcune ipotesi come la riduzione delle ore di lavoro da 40 a 30 oppure i part time.
«La situazione dovrà essere risolta entro settembre, visto che dal primo di ottobre non ci saranno più ammortizzatori sociali», precisano Luciano Zaurito della Uilm, Luca Zuccolotto della Fiom e Mauro Zuglian della Fim.
Intanto, però, quello di ieri è stato un passo importante, visto che fino all’ultimo non si conosceva il numero preciso di chi aveva dato la propria disponibilità ad andarsene. Inoltre, alla fine, le trattative sindacali hanno permesso a tutti costoro di beneficiare di una indennità uguale per tutti. All’inizio, infatti, si parlava di tre somme a seconda del mese di uscita dalla fabbrica del lavoratore.
«Ma qualche altro potrebbe ancora decidere di lasciare il proprio posto di lavoro», aggiunge Zuccolotto. Questo non farebbe altro che diminuire il numero degli esuberi da sistemare o con part time o con il passaggio a «30 ore settimanali, cosa che dovrebbe ridurre di 60-70 le persone da tagliare. Già ora, a seconda degli ordini, la fabbrica opera ad orario pieno cioè con le 40 ore o ridotto», sottolinea Zaurito che aggiunge: «Si dovrà trovare, quindi, un accordo anche su questo perché le 30 ore non potranno essere per sempre. Bisognerà fissare una data di inizio e una di fine di questa sperimentazione». La speranza è che anche il mercato dei compressori possa riprendersi e ripartire come un tempo «così da permettere a tutti gli attuali dipendenti di rimanere al loro posto, senza dover ricorrere a tagli. Questo è l’obbiettivo a cui dobbiamo puntare», dicono i sindacalisti.
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