Acc di Mel, passa il referendum sul turno domenicale: il 62% ha detto sì
Due lavoratori su tre hanno votato l'accordo. Zuccolotto: «Ma nessuno canta vittoria». Via libera al turno domenicale sul flusso del compressore K
Un dipendente al lavoro su un impianto
MEL.
Sì a denti stretti. Passa L'accordo in Acc: tra i votanti (438 in tutto), due lavoratori su tre hanno detto «sì» all'intesa. Il 61,9% degli operai è a favore del testo integrativo allegato a quello bocciato non oltre due settimane fa. Un terzo dell'organico ha però votato ancora «no»: il 31,5%, infatti, è contrario ad allungare alla domenica il turno sul flusso del compressore K per smaltire l'ultima commessa arrivata. Il primo referendum certo era stato più risicato: avevano vinto i contrari con 198 voti contro i 185 favorevoli. Di fatto, il referendum di ieri ha visto più operai alle urne e i «no» sono scesi di 60 unità, ma i problemi sollevati dal «mal di pancia» restano tutti e hanno nome e cognome: ritmi di lavoro e turnistiche che pesano solo su quei reparti, quando altrove in fabbrica c'è chi è in Cig. Dunque, se il «sì» votato dai 271 lavoratori dà il via libera alla commessa, questo vincola l'Acc a trattare il «domani» e dà modo al sindacato di andare all'«incasso» di quanto messo nero su bianco. Quel 31 e rotti per cento di contrari impone che si riapra tutto il contenzioso su ritmi, metodi e turni (con i nuovi orari sono quasi da ciclo continuo). «In questa partita nessuno canta vittoria» dichiara amaro Luca Zuccolotto (Fiom); e Bruno Deola (Fim) chiosa: «Il doppio referendum non è una bella pagina sindacale».
«Il voto ha premiato il lavoro delle rsu, che si è impegnata a cercare un accordo con l'azienda che potesse garantire impegni, investimenti per dare una prospettiva alla fabbrica e la rotazione delle persone sulla linea interessata», continua Deola. «L'azienda ora dovrà ritirare la comunicazione esposta, in cui annunciava la revisione dei piani su Mel: l'aspetto più negativo, visto che non si garantiva il futuro».
Ora, nero su bianco, l'integrazione prevede che Acc investa sui vecchi flussi per poter poi processare i volumi sul K; ma c'è anche l'impegno a far ruotare i lavoratori Sigma e Q sul K per risparmiare l'ulteriore disagio a chi ci lavora già: i lavoratori si integreranno di volta in volta in sostituzione dei colleghi. «Per noi questo accordo era indispensabile», continua il sindacalista Cisl, «poi i delegati hanno cercato di convincere i dipendenti a votare "sì", perchè questo voto ci permetterà di essere più incisivi ai tavoli istituzionali, per garantire un futuro migliore allo stabilimento e togliere l'alibi all'impresa di dire che poteva essere una mossa irresponsabile non cogliere i volumi nuovi. Ma la domanda spontanea dei lavoratori nelle assemblee va colta: il doppio referendum non è stata una bella pagina sindacale. Invito tutti a un esame di coscienza per capire se dare la parola ai lavoratori sia sempre la cosa giusta o se in certe situazioni non sia la cosa migliore prendersi la responsabilità su accordi importanti. Forse all'inizio è mancata la responsabilità di una parte importante della rsu, responsabilità che è venuta in questo momento: prendere in mano la trattativa, sottoscriverla».
Un segnale di responsabilità.
Ne è convinto Da Lan, segretario Uilm: «Con questo risultato i lavoratori oggi caricano Acc di responsabilità: l'amministratore delegato non ha alternative. Seppure sia arrivato in ritardo questo "sì", ora mi aspetto che questa azienda fissi la tabella di incontri per vedere come implementare il lavoro. E da settembre in avanti bisogna discutere di rinnovo del premio di risultato. Quanto al doppio referendum: non è una novità, in altre situazioni ci sono stati episodi simili. Certo in questo caso è particolare: il primo era sugli orari di lavoro e ha colto la pancia delle persone; il secondo è un segnale di grande responsabilità, che aveva come connotato principale la risposta alla salvezza del lavoro. E i lavoratori vogliono ciò».
Via al confronto.
Non ci sono santi: si torni a discutere. Così la pensa Luca Zuccolotto, Fiom. «E' passato un accordo su modifiche importanti fatte dalle rsu, ma anche sulla scorta della lettera scritta dall'azienda dopo il no: questo va detto. Ora gli impegni dell'azienda sono importanti: aspettiamo la firma a Roma, ma non possiamo far finta che 150-160 lavoratori non sono d'accordo sul testo e sui sacrifici da fare. Bisogna capire anche come migliorare il lavoro in questa fabbrica: viste le anomalie che sono emerse, da oggi la rsu e noi dobbiamo aprire un tavolo tecnico per andare, postazione per postazione e reparto per reparto, a vedere come si lavora sul flusso K; dall'altra l'azienda deve iniziare ad applicare quanto concordato. Quindi, a settembre, piano industriale e abbassamento degli esuberi: si apra la partita. Bisogna riprendere in mano la fabbrica, cosa che abbiamo trascurato».
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