Acc di Mel, pronte le novanta lettere di licenziamento

Per ridurre le fuoriuscite convocato un tavolo in Provincia. I sindacati pronti a rispolverare il part time volontario a 4 ore

MEL. Confermati i 90 esuberi all’Acc Wanbao di Mel: per loro, oggi, partirà la procedura di licenziamento collettivo. Nel frattempo, torna la proposta dei part time a 4 ore per abbattere il numero dei licenziabili, mentre nei 75 giorni a disposizione prima della fine della cassa (30 settembre) e l’avvio della mobilità si riaprirà in Provincia il tavolo delle politiche attive per far incontrare domanda e offerta. In poche parole, bisognerà capire quali sono i profili lavorativi richiesti dal territorio. Un confronto che si baserà anche su un osservatorio provinciale delle competenze che Confindustria intende mettere in piedi. Intanto, i sindacati hanno indetto per domani uno scioperero di almeno un’ora alla fine di ogni turno, per far sentire la gravità della situazione. Questo è in sintesi il risultato del consiglio di sorveglianza svoltosi ieri nel municipio zumellese.

I primi lavoratori della Wanbao Acc sono arrivati in piazza a Mel intorno alle 9. I volti sono tesi e disillusi. «Non riusciamo a capire perché nessuna azienda abbia dato la disponibilità ad assumerci», dice qualcuno, pensando all’appello lanciato da sindaci e sindacati alle imprese bellunesi a riassorbire gli esuberi. «Non c’è certezza sul futuro: chi ci dice che fra un anno non ci saranno altri licenziamenti?», si domanda Beniamino De Bastiani, da 33 anni allo stabilimento zumellese, dove è arrivato dopo essere stato licenziato da un’altra azienda. «Allora Acc aveva accolto tante persone nelle mie stesse condizioni», dice scuotendo la testa.

Mentre i 150 dipendenti (sui 380) della Wanbao Acc rimangono in piazza in attesa di novità, alle 11 inizia il consiglio di sorveglianza (terminerà poco dopo le 14), a cui prendono parte sindacalisti, rsu, vertici aziendali, il commissario straordinario Castro, i parlamentari D’Incà, De Menech e Bond, il consigliere veneto Gidoni con un esponente di Veneto Lavoro, i sindaci dei Comuni interessati e gli esponenti delle categorie economiche (industriali, artigiani e del commercio), la Camera di commercio e la Provincia. L’azienda ribadisce la necessità di tenere 294 lavoratori, confermando i 90 esuberi. Inoltre, mette sul tavolo un piano industriale che parla di milioni di euro di investimenti in macchinari e prodotti nuovi, ventilando l’idea di acquistare il capannone dove oggi opera. Poi chiede alle imprese di farsi carico degli esuberi.

Confindustria, assieme alle altre associazioni di categoria, ribadisce «la necessità di far incontrare la richiesta di lavoro con l’offerta, capendo le reali professioni necessarie al territorio. Solo così possiamo prevedere percorsi di formazione e riqualificazione ad hoc per i lavoratori», sottolinea Andrea Ferrazzi direttore degli Industriali, riesumando il tavolo delle politiche attive che, costituito da oltre un anno a palazzo Piloni, non è mai decollato. Tavolo che si riunirà il 26 luglio per dare l’elenco delle competenze utili al territorio.

Per ridurre gli esuberi, i sindacati mettono sul tavolo anche la possibilità di «accedere, su base volontaria, al part time di 4 ore», dicono i segretari di Fiom, Fim e Uilm. La manovra darebbe la possibilità di eliminare 42 esuberi (i volontari sarebbero 84), lasciando da ricollocare soltanto 48 persone. «Chi sceglierà di seguire il percorso di riqualificazione si dovrà licenziare», dicono i sindacati, che incontreranno l’azienda il 30 luglio. Intanto tra i lavoratori resta il rammarico per i 90 licenziamenti. —

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