Acc: i volumi ci sono, mancano i soldi

Mel. Nel 2015, solo se le banche intervengono, 4 milioni di pezzi e bilancio in attivo. Previsti ulteriori sacrifici per i lavoratori
Di Paola Dall’anese

MEL. I volumi ci sono e sono buoni, quello che manca è la liquidità necessaria per far ripartire gli ingranaggi. Ma per sistemare i conti saranno necessari anche ulteriori sacrifici da parte dei lavoratori.

Il rilancio dell’Acc di Mel non sarà un’impresa senza lacrime e sangue: la prospettiva è apparsa chiara ieri pomeriggio all’incontro a Feltre, nella sede di Confindustria tra il commissario straordinario Maurizio Castro e gli esponenti sindacali nazionali, provinciali e le rsu.

I volumi. Le prospettive di volumi produttivi avanzate da Castro parlano di 3.6 milioni di compressori nel 2014 e di oltre 4 milioni nel 2015. Il 2014 dovrebbe essere, negli intenti, anche l’anno del raggiungimento del pareggio di bilancio, mentre l’anno seguente si potrà pensare ad un attivo. «Questo significa che i clienti stanno dando fiducia a questo stabilimento e alla qualità del servizio che viene offerto oltre che al lavoro del commissario», dichiara Paolo Da Lan della Uilm provinciale.

Il problema “liquidità”. Ma questo quadro, che potrebbe apparire positivo, resta invece sospeso per la carenza di liquidità e per la diffidenza delle banche che ancora non vogliono dare fiducia a questa azienda. «L’Acc si trova nella stessa situazione di un’auto appena acquistata che, senza quel bicchiere di benzina, non riesce ad andare al distributore per fare il pieno e partire per un lungo viaggio. Ecco, quello che aspettiamo dagli istituti di credito è quel bicchiere per ripartire», conclude Da Lan.

Chiesti altri sacrifici. Ma i volumi non bastano. «Nel piano industriale di Castro, è anche previsto il taglio di 14.3 milioni di euro di costi a cominciare dalle spese per l’approvvigionamento della materia prima fino all’organizzazione del lavoro e alla paventata riduzione della contrattazione di secondo livello», spiega Bruno Deola della Fim Cisl. Quindi un ulteriore sacrificio attende i lavoratori per i quali viene confermato allo stato attuale il pagamento del 25% dello stipendio a settembre.

La preoccupazione dei lavoratori. «La situazione è pesante perché questa riduzione si aggiunge a quella già prevista per l’utilizzo della cassa straordinaria che costringe molti di noi a lavorare 3 giorni al mese e qualcuno a non lavorare nemmeno un’ora. Siamo contenti che le previsioni dei volumi siano buone, ma siamo alla metà di settembre e per vedere qualche risultato dobbiamo attendere almeno il febbraio prossimo: quindi per noi dipendenti si prospetta, se non arrivano i soldi, un periodo molto buio», dice Nadia De Bastiani della rsu Cgil.

La prospettiva nazionale. Per Gianluca Ficco, segretario nazionale della Uilm «la carenza di liquidità in questo momento è normale visto che l’azienda è in amministrazione straordinaria, ma ci attiveremo col Mise per avere un incontro e velocizzare al massimo quanto necessario per rilanciare l’attività produttiva anche in virtù dei volumi che si pensa di poter concretizzare già dal 2014». Restano due questioni però aperte su cui Ficco mette i puntini sulle “i”: «Dobbiamo prima di tutto rinnovare la cassa, trasformandola da cassa per riorganizzazione in cassa per amministrazione straordinaria che dovrebbe partire il 13 ottobre e durare un anno. Resta poi la questione dell’abbattimento dei costi utile per rimanere sul mercato che prevede una riduzione del costo del lavoro che porterà ad una revisione della contrattazione di secondo livello. Un sacrificio che abbiamo già fatto qualche tempo fa, ma che sia chiaro siamo disposti a rifare soltanto se è assolutamente indispensabile per raggiungere il pareggio di bilancio e per salvare l’azienda». E in conclusione un appello al governo: «Sostenga l’industria italiana come sta facendo l’Austria».

Mercoledì prossimo si terranno le assemblee dalle 9 alle 10.30 e dalle 14 alle 15.30.

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