Acc, oggi il voto sull’intesa con Wanbao
MEL. Tocca ai lavoratori dell’Acc decidere se accettare o bocciare l’intesa con il gruppo cinese Wanbao. Ma se sarà un “sì” e diventerà operativo il piano, con una nuova vita per lo stabilimento ma anche 145 lavoratori in esubero, i sindaci faranno la loro parte per chi non troverà più postoin fabbrica.
È questo il messaggio lanciato ieri da Stefano Cesa, sindaco di Mel, a nome di tutti i colleghi primi cittadini del comitato di sorveglianza socio-istituzionale sul caso Acc.
Oggi in fabbrica, dalle 9 alle 11, ci sono le assemblee e il referendum con le urne aperte anche nel primo pomeriggio per permettere a tutti i 600 lavoratori di dire sì o no all’intesa, tutt’altro che indolore, che farà partire l’acquisto da parte di Wanbao.
E il passaggio, decisivo per la sorte dello stabilimento, è sotto i riflettori. Anche al Senato, dove la parlamentare feltrina della Lega Raffaela Bellot ha presentato ieri un’interrogazione al ministro del Lavoro e delle politiche sociali e a quello dello Sviluppo economico, chiedendo «quali provvedimenti di propria competenza, anche in termini di moral suasion, il governo intenda adottare per garantire il rispetto delle conquiste sindacali e delle regole di sicurezza da parte della nuova proprietà della Acc Compressor di Mel e quali misure il governo intenda sostenere un significativo rafforzamento della funzione “ricerca e sviluppo” quale competence center per il compressore a livello mondiale».
Ma intanto anche i sindaci della Valbelluna prendono posizione, ricordando che «non possiamo dimenticare come molti, in tutti questi anni, hanno scommesso nella chiusura dí quella che un tempo rappresentava una delle più prestigiose aziende del Bellunese e come ancora una volta la determinazione e l'audacia di lavoratori, parti sociali, del commissario, del territorio e delle istituzioni hanno consentito di arrivare ad una soluzione sicuramente difficile e dolorosa, ma pur sempre una soluzione in grado di offrire una prospettiva diversa rispetto alla conduzione non industriale degli ultimi dieci anni».
I sindaci sottolineano di non voler prendere posizione sul sì o sul no, se sia giusto accettare sacrifici ed esuberi oppure respingere il piano: «Sono i lavoratori ad essere chiamati ad esprimersi e lo devono fare in piena libertà, interrogando la propria coscienza, guardando alla propria situazione personale e familiare».
I sindaci però invocano «una svolta seria e di prospettiva alla nostra realtà industriale zumellese, un nuovo paradigma, lontano dal modo di pensare che ha caratterizzato gli ultimi decenni e che ha provocato il grave indebolimento sociale, culturale e produttivo dell'intero sistema». E, spiegano, «se l'accordo verrà approvato, ci impegneremo a mettere in campo tutte le azioni che il welfare dispone per preservare i 142 addetti non direttamente ricollocabili e garantire loro l'uscita nel modo più indolore possibile».
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