Acc, operai preoccupati: «Ci vogliono chiudere»

Sono 167 gli esuberi prospettati dall’azienda di Mel a partire dal 2018 135 riguardano le tute blu e 32 gli impiegati

BELLUNO. «Saremo la metà di quelli che siamo ora per fare il doppio della produzione: i conti non tornano. Non vorremmo che dietro al piano industriale di Wanbao Acc ci fosse l’intenzione di chiudere questa fabbrica». Perplessità e preoccupazione regnano tra i dipendenti dello stabilimento metalmeccanico di Mel. Lavoratori che affidano ai loro rappresentanti sindacali il pensiero collettivo.

Gli esuberi. Ieri, le parti sociali hanno illustrato il piano industriale presentato dall’amministratore delegato Wu Benming durante il tavolo al ministero dello Sviluppo economico. Un piano che parla di 167 esuberi, un numero più elevato di quanto si vociferava in queste ultime settimane e che rappresenta il 40% dell’attuale forza lavoro dell’Acc. Ad oggi nella fabbrica zumellese ci sono 438 dipendenti: 304 operai e 134 lavoratori cosiddetti indiretti, vale a dire impiegati, ma anche manutentori e progettisti. Secondo il piano aziendale dovrebbero saltare 135 tute blu e 32 tra impiegati e vari manutentori, per giungere così a 271 addetti complessivi. I tagli partiranno dall’estate 2018, visto che fino ad allora i lavoratori Acc potranno beneficiare della proroga della cassa straordinaria per un altro anno (dal febbraio 2017 allo stesso del 2018); a questa si aggiungeranno altri sei mesi di cassa ordinaria. Per qualcuno, ma si tratta di numeri risicati, si potrebbe aprire anche la strada del prepensionamento, magari incentivato. Di fronte alla prospettiva degli esuberi, comunque, le parti sociali ribadiscono fortemente la loro contrarietà, promettendo battaglia.

Corsi per ricollocare. Comunque la si guardi, alla fine 167 persone dovranno essere ricollocate. L’idea avanzata dalla Wanbao è quella di attivare dei corsi di formazione e riqualificazione trovando delle alternative occupazionali tramite le agenzie interinali. Dopo i corsi, i dipendenti seguiranno l’iter normale, con un periodo di stage nelle aziende della provincia.

La produzione. A fronte di questa sforbiciata, la proprietà ha previsto di aumentare il volume produttivo: dagli attuali 1,2 milioni di pezzi, si toccherà quota 1,7 milioni nel 2017, 2,5 milioni nel 2018, 2,7 milioni nel 2019, per giungere infine nel 2020 a 3 milioni di pezzi. Ed è proprio a questo punto che i conti non tornano. «Ora, con 438 addetti, produciamo 1,2 milioni di pezzi, come è possibile triplicare la produzione con la metà del personale?», si chiedono Mauro Dalla Rosa e Nadia De Bastiani delle rsu. «Qui si vogliono ridurre solo costi e personale, senza pensare che ad oggi abbiamo fatto tra le 170 e le 180 giornate di cassa integrazione. Stiamo lavorando molto poco, come si può pensare di aumentare così tanto la produzione?», dice De Bastiani.

Gli investimenti. Intanto, i vertici di Acc Wanbao hanno annunciato in tre anni investimenti di 5 milioni in tecnologia e automazione, giustificando così il taglio del personale.

La cassa integrazione a zero ore. Resta poi un altro nodo da sciogliere: quello della cassa integrazione a zero ore, chiesta dalle parti sociali. Una prospettiva su cui l’azienda si è detta favorevole, solo se sarà la stessa proprietà a gestire il tutto, decidendo così i lavoratori da lasciare a casa. Su questo i sindacati si sono detti contrari, per evitare penalizzazioni solo ad alcune persone.

Tanti dubbi. La situazione è quindi in continuo divenire. Chi pensava che con l’acquisto della società cinese gli annosi problemi dell’Acc potessero essere finiti, si sbagliava. E forse è lecito pensare anche che, superato lo scoglio dei 167 esuberi, non sia messa la parola fine alla situazione difficile in cui si trova a vivere lo stabilimento zumellese.

Dal canto suo la Regione Veneto, che l’altro ieri era presente a Roma con l’assessore Elena Donazzan, si dice pronta ad intervenire a dare una mano. «Al Ministero è emerso chiaramente che l’Acc rientra nell’interesse nazionale e quindi verrà costantemente monitorata», dice Donazzan.«Questo è positivo, mentre noi siamo pronti a dare un riscontro dal punto di visto delle attività di riqualificazione del personale».

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