Acc Wanbao, la proprietà è irremovibile: «Stabilimento chiuso a fine febbraio»
BORGO VALBELLUNA
La società cinese Wanbao presumibilmente entro febbraio esaurirà le risorse finanziarie necessarie per mandare avanti lo stabilimento di Mel che dal primo marzo chiuderà i battenti. Per i 285 dipendenti dell’ex Acc si prospetta dunque il licenziamento.
La notizia è stata comunicata ieri pomeriggio direttamente alle rsu che avevano chiesto un incontro all’amministratore delegato tornato nei giorni scorsi dalla Cina, dove si era recato subito dopo il vertice al ministero dello Sviluppo economico dell’ottobre scorso.
I delegati sindacali di fabbrica hanno chiesto all’ad se c’era l’intenzione di prorogare l’attività immettendo nuova liquidità ma si sono sentiti rispondere che la fabbrica, così come detto anche al Ministero dello Sviluppo economico, proseguirà finché non saranno esaurite le risorse rimaste, cioè quei 5 milioni di euro comunicati ancora a settembre. Il che, fatti due conti, per i sindacati significa altri tre mesi circa.
Inoltre l’amministratore delegato ha precisato che «l’attività di ricerca di un possibile acquirente tramite l’advisor Pwc è partita con la stesura del dossier che sarà poi presentato ad eventuali compratori interessati risultanti dall’indagine di mercato».
A questo punto, è stato chiaro a tutti che da parte della proprietà cinese non c’è più alcun interesse a proseguire l’esperienza bellunese.
La decisione è arrivata come una doccia fredda per le rsu che immediatamente hanno indetto quattro ore di sciopero alla fine dei turni pomeridiani e notturni di ieri. Lunedì ci saranno le assemblee in cui saranno comunicate ai lavoratori le parole della proprietà.
Questa scelta porterà al licenziamento di 285 persone, perlopiù di mezza età la cui ricollocazione in altre aziende sarà molto problematica. Duecentottantacinque famiglie rischiano di trovarsi in gravi difficoltà. Il sindaco di Borgo Valbelluna, Stefano Cesa ha convocato per martedì alle 10,30 il consiglio istituzionale di sorveglianza a cui sono stati invitati oltre ai sindacati, la Regione, i vertici di Wanbao e tutti i politici bellunesi.
«Chiediamo che la politica bellunese a tutti i livelli si mobiliti per cercare una soluzione a questa situazione», dicono indignati e preoccupati Stefano Bona, Mauro Zuglian e Michele Ferraro rispettivamente segretari della Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil . «Siamo stati presi in giro per l’ennesima volta», sbotta Ferraro.
«Da quanto affermato ieri dall’amministratore delegato di Wanbao è chiaro che non hanno mai cambiato la loro idea di chiudere comunicataci a settembre. La loro presenza prima al consiglio di sorveglianza territoriale e al Ministero è stato soltanto tempo perso. La loro idea non è mai cambiata. Speravamo che dal viaggio in Cina, l’ad tornasse con la disponibilità di nuove risorse, ma non è così. Abbiamo perso quindi cinque anni per nulla. Anzi, mi auguro che l’ad di Wanbao non si presenti al consiglio istituzionale perché ci farebbe perdere tempo. Ora spetta la politica, al governo e al ministro D’Incà, che si è speso moltissimo in questa partita a farsi valere. La situazione è pesante, e si può immaginare quale sia lo stato d’animo dei lavoratori in questo momento».
«Stavolta diventa difficile vedere la luce alla fine del tunnel», precisa Bona, «la situazione è molto grave e soluzioni immediate non sono così semplici. Soltanto il governo potrà intervenire per gestire questa vicenda».
«Il tempo per trovare una soluzione e quindi un possibile acquirente sono troppo stretti. Per poter avviare un commissariamento serve un progetto di sviluppo, cioè un acquirente. D’altra parte dobbiamo essere attenti alle mosse da fare per non dare alibi a Wanbao per chiudere anche prima». —
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