Accoglienza migranti, servizi dimezzati. Le cooperative costrette a licenziare
Il nuovo bando per la gestione dei migranti rischia di mettere in serie difficoltà le cooperative sociali che si dicono costrette a licenziare parte del personale, considerato quanto previsto dal nuovo sistema di accoglienza diffusa. Ad oggi in provincia ci sono 279 richiedenti asilo.
Il nuovo bando
Il nuovo bando indetto dalla Prefettura di Belluno, su indicazione dei decreti governativi, è stato pubblicato il 25 febbraio e si è chiuso il 29 marzo scorso. La gara riguarda la gestione di 350 richiedenti asilo e ha un valore di 9 milioni di euro. Il bando prevede che l’accoglienza si basi su un sistema di rete che prevede una gestione in unità abitative fino a un massimo di 50 posti, prediligendo uno sviluppo equilibrato sul territorio e tenendo conto anche della popolazione residente. I servizi richiesti sono praticamente la metà di quelli finora previsti. Viene meno, infatti, rispetto ai bandi precedenti, l’insegnamento dell’italiano, il supporto psicologico e l’accompagnamento al lavoro.
Dimezzate le ore previste per la mediazione linguistica (10 ore settimanali), per l’assistenza sociale (6 ore a settimana) e l’informazione normativa (3 ore a settimana). Riduzione drastica anche per il budget assegnato per singolo migrante che passa da 35 euro giornalieri a 21 (18 € + 3 € di kit). Ad oggi sono tre le cooperative che hanno presentato le offerte, le stesse che finora in provincia hanno gestito il settore. In questi giorni, chiuso il bando, la Prefettura dovrà verificare le congruità delle offerte pervenute per poi stendere la graduatoria. Il tutto dovrà avvenire entro la fine di aprile, scadenza fissata per la proroga prevista dal governo per il passaggio al nuovo sistema.
Le cooperative
«Con queste condizioni non solo saremo costretti a licenziare parte del personale, ma non si garantiscono per nulla l’integrazione e l’interrelazione tra popolazione e migranti». Le perplessità dei presidenti delle tre cooperative che hanno gestito fin qui i profughi sono unanimi. «Abbiamo gestito finora 595 migranti, che oggi sono rimasti in 61 distribuiti in quattro sedi», spiega don Gigetto De Bortoli che guida Cooperativa Integra. «Gli operatori complessivi sono una ventina, ma parte di loro sarà lasciata a casa. Anche se speriamo di poterli in parte reimpiegare in altri settori di cui si occupa la nostra cooperativa. Anche i 21 euro al giorno bastano a malapena. Ma la cosa che dispiace è che sono diminuiti i servizi offerti a queste persone».
Molto preoccupato Marco Slongo, presidente di Confcooperative e del Consorzio Sviluppo e Innovazione che gestisce 200 profughi. «Tutti pensiamo che i bandi siano insostenibili sia a livello economico che occupazionale», precisa. «In questo modo viene messo a rischio un sistema che funzionava e che vedeva lavorare tutti in sinergia creando pace sociale, integrazione e competenze. Ora con i 21 euro giornalieri dovremo garantire vitto, alloggio, e un minimo di assistenza e questo porterà per quanto ci riguarda ad un esubero del 70% del personale. Nel consorzio attualmente operano 110 persone, ma dovranno diventare 20». Slongo evidenzia, poi, che «mancherò, in questo modo, un focus sull’integrazione, insieme alla scomparsa dell’insegnamento dell’italiano e del supporto psicologico. E questo potrebbe creare problemi sociali».
Parla di un taglio del 40% del personale, invece, Gianfranco Borgato presidente della cooperativa Sviluppo e lavoro. «Siccome gli stipendi dobbiamo pagarli, ma il lavoro è dimezzato, dovremo ridurre il personale. Abbiamo una cinquantina di dipendenti ma qualcuno salterà. E proprio per limitare i danni occupazionali ho deciso di ripresentare la mia domanda, sperando di rientrare tra quelli scelti». —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi