Accusata di contraffazione da Burberry: assolta
CORTINA. Burberry non può lamentarsi. La boutique di Corso Italia vendeva capi di abbigliamento genuini e non contraffatti o di provenienza illegale. Il giudice Cittolin ha assolto la negoziante Maria Marcandalli, perché il fatto non sussiste, sia dal reato di contraffazione (commercio di prodotti con segni falsi) e sia da quello di ricettazione. La donna vendeva legittimamente camicie, magliette e polo griffate Charlotte e Seaport e made in Italy. Il marchio inglese della moda di lusso si era sentito danneggiato dal fatto che la fantasia poteva ricordare quella che lo caratterizza, insieme al lanciere a cavallo, fin dalla metà dell’Ottocento e made in England; ma i 424 capi che erano stati sequestrati dai carabinieri di Cortina e custoditi in tre scatoloni sono tornati nella disponibilità della donna, che li aveva visti e acquistati a una fiera in Lombardia. Avevano anche un costo molto inferiore, oltre che un’etichezza e una fabbricazione diverse. Dissequestrati.
Burberry limited London aveva ritirato la costituzione di parte civile con l’avvocato milanese Castiglioni nell’udienza dell’8 febbraio, segno che non aveva in mente di chiedere un risarcimento danni. Nonostante questa mossa, il pubblico ministero Rossi aveva ritenuto provata la responsabilità penale dell’imputata, chiedendo una condanna a nove mesi di reclusione e a 9 mila euro di multa. Il difensore milanese Pezzi (in aula la bellunese Riccitiello) ha puntato dritto sull’assoluzione, trovando soddisfazione. Il giudice Cittolin ha assolto l’imputata da entrambi gli addebiti, perché il fatto non sussiste.
Il processo era nato dopo l’ispezione di un ausiliario di polizia giudiziaria che stava girando per i punti vendita, alla ricerca di falsi. È stato lui a propiziare il sequestro e a innescare il processo con le due accuse. Alla fine delle indagini preliminari, il pm aveva chiesto l’archiviazione, mentre il gup ha ordinato l’imputazione coatta. A suo tempo, il pm di turno Tricoli aveva domandato una perizia, per fare una verifica più puntuale, ma in breve si è arrivati alla sentenza di assoluzione.
Gigi Sosso
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