Acqua bene comune: «Zanolla dimettiti»

Chiesta la testa del presidente di Bim infrastrutture poiché il deflusso minimo sul Montina non è rispettato. La Provincia tace
Di Alessia Forzin

BELLUNO. Per un mese sono rimasti in attesa. Ma il silenzio della Provincia e la verifica che sul torrente Montina non viene rispettato il deflusso minimo vitale ha riportato Acqua bene comune a manifestare. Ieri mattina, davanti alla sede di Bim Infrastrutture in via Tiziano Vecellio erano una trentina.

Hanno portato un grande pannello con stampata l'immagine dell'opera di presa sul torrente Montina e la scritta “Adesso basta rubare l'acqua” e hanno chiesto le dimissioni di Bruno Zanolla, presidente di Bim Infrastrutture. Il motivo? Bim Infrastrutture ha il 25% delle quote della Valmontina srl, società proprietaria della centrale idroelettrica che produce energia sfruttando le acque del torrente che attraversa la Val Montina (il 75% sono della Idroelettrica alpina). Il deflusso minimo vitale previsto sul Montina è di 95 litri al secondo.

«Quando siamo andati a verificare, ci siamo accorti ad occhio nudo che la quantità di acqua che scorreva era decisamente inferiore, ma abbiamo contattato l'Arpav affinché facesse una verifica tecnica». Il responso è stato chiaro ed è scritto nel volantino che gli attivisti hanno distribuito alle auto lungo via Tiziano Vecellio, rallentando il traffico. La portata misurata dall'Arpav sulla gavetta di rilascio è pari a 5 litri al secondo.

«Da anni diciamo che il settore dell'idroelettrico è un far West, che non vengono rispettate le normative», ha continuato Paulon. «Ma stavolta abbiamo trovato con le dita nella marmellata una società pubblica. Vogliamo spiegazioni dal signor Bruno Zanolla (amministratore unico di Infra, ndr), che dovrebbe dimettersi vista la situazione. Ci stanno rubando l'acqua!».

Paulon non risparmia la Provincia, titolare dal 1° gennaio delle competenze in materia di idroelettrico: «Deve prendere posizione su un fatto così grave. Tanto più perché è un mese aspettiamo venga convocato il tavolo istituzionale per affrontare il problema dell'ipersfruttamento idroelettrico nella nostra provincia».

Quando Acqua Bene comune aveva incontrato la presidente dell'ente di area vasta Daniela Larese Filon e il consigliere delegato Leandro Grones, aveva ricevuto una promossa: «Ci avevano assicurato la volontà di aprire un tavolo di confronto sul futuro delle nostre acque. Non abbiamo più sentito nessuno», ha aggiunto Paulon. Per questo, stanchi del silenzio delle istituzioni, gli attivisti hanno indossato gli scarponi e hanno cominciato a verificare torrente per torrente se le normative sui rilascio e il dmv siano rispettate.

La campagna “Adesso basta centrali” cambia dunque registro e fa un altro passo avanti. «Adesso vogliamo fatti. Controlli certi su tutti i fiumi e soprattutto vogliamo che la Regione Veneto faccia una normativa chiara con sanzioni per chi non rispetta il dmv, anche prevedendo il ritiro definitivo della concessione», ha concluso Paulon. Per Zanolla ieri c'era anche un regalo: la bandiera gialla simbolo della lotta della popolazione contro la riattivazione del depuratore all'ex San Marco, a Lentiai.

Lorenzo Bogo l'ha consegnata in sede ricordando che Zanolla è il progettista che si è occupato di quel progetto per il Cipa.

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