Acqua: l'Ato bellunese rischia il commissariamento

Senza proroga, da aprile sarà possibile solo l'ordinaria amministrazione
La sede di Bim Gsp
La sede di Bim Gsp
BELLUNO.
E' un conto alla rovescia quello per l'Ato del servizio idrico integrato. La scadenza del 31 marzo, prevista dalla legge Finanziaria, è ormai prossima e, anche se tutti danno per scontato che la proroga alla fine arriverà, non si può dare per certo. Per questo motivo, in assenza di un provvedimento del presidente del consiglio, la Regione ha deliberato che dal primo aprile ci sarà un commissario.  Per la nostra provincia l'abolizione dell'Ato e la sua sostituzione con un commissario, che potrebbe gestire solo l'ordinaria amministrazione, sarebbe un problema grave. In queste settimane, infatti, l'Ato sta studiando le azioni da intraprendere per risanare i bilanci di Bim Gsp. Un commissario però non potrebbe nè aumentare le tariffe, nè modificare il piano degli investimenti, cioè esattamente le due cose che sta facendo l'Ato per salvare Gsp.  Come detto, la proroga degli Ato a fine 2011 è quasi scontata e il commissariamento dovrebbe essere scongiurato, ma il rischio c'è ed è quello che ha portato la giunta veneta a deliberare ieri mattina, su proposta dell'assessore all'ambiente Maurizio Conte.  La Regione Veneto, unica in Italia, ha anche presentato ricorso alla Corte Costituzionale contro la norma che scioglie gli Ato (sia dell'acqua che dei rifiuti), ma la sentenza non è ancora arrivata. La norma impone alle Regioni di riallocare le funzioni degli Ato entro il 31 marzo, pena la nullità di ogni atto compiuto dalle Autorità dopo il termine. La giunta regionale a febbraio ha adottato due disegni di legge per trasferire le funzioni ad altri soggetti. In materia di rifiuti, per il bellunese, non cambia nulla, perché da noi l'Ato non era mai stato creato e il ddl regionale (all'esame del consiglio), prevede bacini di utenza provinciali e funzioni attribuite alle Province.  «Il ddl riguardante la gestione del servizio idrico integrato», spiega l'assessore Conte, «prevede un'unica autorità che coordini il lavoro di otto Consigli di bacino che gestiranno otto "sub-ambiti" corrispondenti agli ambiti territoriali ottimali attuali e ai bacini idrografici, con compito di gestione e di pianificazione. Le funzioni amministrative, di gestione, di pianificazione e di controllo degli ambiti ottimali saranno esercitate dai Consigli di bacino, dove saranno rappresentati i Comuni». In parole povere gli Ato cambieranno solo il nome, ma la vera novità sta nel coordinamento regionale formato dai presidenti dei Consigli di bacino e dal presidente della Regione (o delegato). Il coordinamento dovrebbe servire a governare più rapidamente i contenziosi o le modifiche normative e ad armonizzare i piani. Le Province venete però contestano questa prospettiva, chiedendo di far coincidere gli Ato con le Province e basta. Per i due disegni di legge proposti dalla giunta comunque ci vorrà tempo e, se il 31 marzo non succederà niente, gli Ato verranno commissariati nella persona dei presidenti di ciascuna Ato (nel nostro caso il presidente della Provincia Gianpaolo Bottacin).

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