Acqua non potabile e virus intestinale Per i turisti colpiti c’è un collegamento
Rubinetti chiusi, bagni aperti. Nel tardo pomeriggio di giovedì, Bim Gsp ha comunicato che l’acqua erogata dell’acquedotto non è potabile ad Alleghe e Rocca Pietore. Giusto le due località in cui c’è stato il maggior numero di casi di virosi gastrointestinale: più di 500. La società pubblica, che gestisce il servizio idrico in tutta la provincia, si è affrettata a precisare che non potabilità era semplicemente dovuta «al maltempo della sera prima».
Ma vai a spiegarglielo ai turisti, che da Ferragosto in poi sono stati colpiti da questa influenza intestinale, con nausea, vomito e dissenteria. Intere famiglie con un mal di pancia feroce e le vacanze rovinate. Era stato un ospite di Dolo, Alberto Scomparin a denunciare il malanno, che aveva colpito alcuni suoi familiari e diversi vicini di casa. E il farmacista Marco Fassa aveva confermato che il problema esisteva ed era molto diffuso. È arrivato a trattare qualcosa come 500 casi, con le medicine più adatte: «Me l’aspettavo che ci fosse qualcosa nell’acqua», recrimina Scomparin, «del resto, non è che ci fossero chissà quante altre possibilità. Mi dispiace tanto, perché le nostre ferie sono andate a farsi benedire e sarebbe bastata una maggiore informazione, per evitare un inconveniente molto fastidioso. Per esperienza diretta, posso dire che abbiamo passato alcuni giorni molto difficili, accompagnati anche da una febbre alta. I miei congiunti sono stati malissimo, posso garantirlo».
I sindaci, ad esempio l’alleghese Danilo De Toni, erano stati rassicurati. L’Usl e lo stesso Bim Gsp avevano fatto le analisi periodiche dell’acqua e non c’erano valori strani. Niente che potesse preoccupare, di conseguenza nessuna comunicazione da dare alla popolazione: «Mi sembra una coincidenza perlomeno curiosa il fatto che all’improvviso l’acqua non sia più potabile dopo appena una serata di pioggia», si lamenta Scomparin, «non sono in grado di garantire che non lo fosse nemmeno prima, certo non sono facili da spiegare tutti i problemi sanitari che ci sono stati dopo Ferragosto. Rimango dell’idea che ci sarebbe voluta una maggiore informazione, soprattutto nei confronti dei turisti, che quando arrivano in montagna non aspettano altro che attaccarsi a una fontana o a un rubinetto per il piacere di bere un’acqua molto più buona e pura, rispetto a quella a cui sono abituati. Mi aspetto che sia fatta un po’ di chiarezza su quello che è stato un fenomeno pesante. I casi non sono mai mancati nei mesi estivi, ma i numeri di quest’estate sono impressionanti».
C’è il pericolo che la prossima estate questa gente scelga di raggiungere altre Dolomiti, dopo l’esperienza negativa che ha vissuto nelle vallate agordine: «Io e la mia famiglia siamo tornati in Riviera del Brenta. Torneremo senz’altro, perché da quelle parti abbiamo dei parenti stretti. Ma posso immaginare che qualcuno decida di cominciare a frequentare località diverse, dopo quello che ha sofferto. Sarebbe bastato poco, per mettere in guardia residenti e ospiti, ma non è stato fatto». —
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