Acqua torbida in ospedale a Feltre, spostati i pazienti dializzati

Scattata la misura precauzionale: trattamenti dirottati a Belluno e ad Agordo. Lorenzoni: «Urgenze garantite ma riprogrammate attività per tutelare i pazienti» 

FELTRE

Da mercoledì pomeriggio le 46 persone che si sottopongono solitamente alle sedute di dialisi a Feltre vengono accompagnate agli ospedali di Belluno o di Agordo per il trattamento.

Il problema è l’acqua: quella dell’acquedotto che serve l’ospedale è stata dichiarata potabile mercoledì, ma per un problema delle vasche di decantazione ha mostrato una certa torbidità. E tanto è bastato per indurre la direzione medica guidata da Marianna Lorenzoni a una scelta prudenziale a tutela assoluta dei pazienti.

Così in attesa delle analisi i cui esiti sono previsti per oggi e che devono dimostrare che l’acqua per il cosiddetto “bagno dialitico” è batteriologicamente pura e esente anche dal più piccolo microrganismo, i pazienti in insufficienza renale terminale sono stati trasportati, per i due turni delle sedute, quella del mattino e quella del pomeriggio, negli altri ospedali della provincia.

Al seguito dei pazienti hanno affrontato le trasferte anche gli infermieri del Santa Maria del Prato che si occupano dei dializzati. Il problema, più pesante ancora per pazienti tanto fragili come i dializzati, dovrebbe comunque rientrare quanto prima, si assicura dall’Usl. Anche perché è stato cambiato di recente l’impianto di depurazione delle acque dialitiche.

Ogni paziente, per ciascuna settimana di seduta entra in contatto con un’ingente quantità d’acqua tramite il bagno di dialisi, in media 350 litri. È pertanto essenziale che questa soluzione abbia un’elevata qualità e purezza in termini di corretta composizione elettrolitica, bassa concentrazione o assenza di inquinanti chimici organici e inorganici, batteri, lieviti, funghi ed endotossine.

Lo scrupolo estremo del direttore medico, in accordo con gli specialisti ospedalieri, ha fatto riorganizzare anche le indagini invasive programmate.

Così per alcuni servizi si è sospesa l’attività per gli esterni, ma non ci sono stati sospensioni o disservizi per prestazioni urgenti, applicate tutte le misure di sicurezza del caso.

«Oltre alle misure preventive già adottate nei giorni scorsi», spiega il direttore medico dell’ospedale, Marianna Lorenzoni, «in via precauzionale e nell’interesse dei pazienti, è stata disposta la riprogrammazione di alcune attività che, per la peculiarità della gestione delle strumentazioni e delle apparecchiature, necessitavano di particolare attenzione».

Così, spiega Lorenzoni, «le attività di endoscopia, e di sterilizzazione dello strumentario chirurgico sono state riorganizzate, anche in collaborazione con l’ospedale di Belluno; per la dialisi invece è stata chiesta la collaborazione anche all’ospedale di Agordo, oltre a Belluno, al fine di permettere la presa in carico di tutti i pazienti programmati fino a nuove indicazioni. Le urgenze sono state comunque garantite e si è cercato di limitare al minimo i disagi per i pazienti».

«La rete dell’Usl 1 ha dato prova di ottima collaborazione e professionalità», conclude il direttore sanitario Giovanni Maria Pittoni.

Dunque ora si attende che le nuove analisi chiariscano che quell’aspetto torbido dell’acqua, poco rassicurante, non sia niente altro che un innocuo “precipitato” delle vasche, in modo da tornare il prima possibile alla normalità. —



Argomenti:ospedaleacqua

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi