Acquabona e Coltrondo, sos dell’Anas

Chiesto aiuto alla Regione per i paramassi lungo l’Alemagna e la Carnica. Sì di Venezia, «ma il Governo faccia la sua parte»

CADORE E COMELICO. L’Anas non ce la fa da sola ad affrontare le emergenze di Acquabona e di Coltrondo, in Comelico. Ha chiesto, pertanto, alla Regione Veneto di intervenire con qualche contributo perché si possano effettuare quei lavori assolutamente necessari per la messa in sicurezza delle zone di competenza in questione. «Abbiamo risposto di sì» fa sapere l’assessore all’Ambiente e alla Protezione civile Giampaolo Bottacin, considerata l’importanza e l’urgenza delle opere di messa in sicurezza delle due frane.

La Regione, tuttavia, pone due condizioni. «La prima è di verificare i progetti ed i relativi costi, dal momento che non è possibile elargire contributi praticamente a scatola chiusa. La seconda» puntualizza Bottacin, «è che il Governo faccia per intero la sua parte. Fino ad oggi, ad esempio, non ci ha passato i 2 milioni per i lavori di somma urgenza a San Vito e ad Auronzo. Questa somma l’ha anticipata la Regione».

Per quanto riguarda Acquabona l’orientamento dell’Anas non è quello di costruire le tre vasche di laminazione delle colate di sassi e fango, perché ad ogni caduta seguono pulizia e nuove spese. È, invece, quello di passare ad un’opera definitiva, la galleria paramassi, lunga poco meno di mezzo chilometro, lungo la statale Alemagna per entrambi i fronti di caduta.

«Si tratta di un intervento complesso e costoso, ma, a quanto sostengono i tecnici, definitivo» puntualizza l’assessore Bottacin, «la messa in sicurezza va fatta nei tempi più rapidi e da quanto ci hanno spiegato all’Anas, al momento l’ente non dispone delle risorse necessarie». Ecco, dunque, l’esigenza che intervenga la Regione.

Poi c’è l’altro versante delle frane, quello di Coltrondo, in Comelico, con l’inferno sceso da quella montagna nell’agosto e nel novembre dell’anno scorso. Il corpo di frana è stato alleggerito dal peso degli alberi ed è monitorato, con tanto di semaforo sulla strada 52 Carnica che scatta ad ogni segnale, anche il più impercettibile. L’Anas ha fatto dei lavori, nelle scorse settimane, di consolidamento del versante franoso. Resta da prolungare la paramassi, una settantina di metri da una parte e di una trentina dall’altra. Un’opera, questa, che è stata rimandata, sebbene fosse stata assicurata dall’ex ministro Maurizio Lupi per l’inizio del nuovo anno scolastico.

«Da quanto ho capito, il problema dell’Anas è che non ha risorse» spiega Bottacin, «e per questo si è rivolta alla Regione. È evidente che anche in questo caso non possiamo lasciare il Comelico e Sappada in balia del meteo e, quindi, ci faremo carico del contributo richiesto, ma il Governo non può stare alla finestra, non può promettere risorse e poi non mantenere queste assicurazioni».

Se ne parlerà anche oggi in giunta regionale, a Venezia. Anche perché non si è affatto risolto il problema della sistemazione delle frane a San Vito, a Borca e a Vodo. I 2 milioni garantiti da Roma per i primi interventi li ha stanziati la Regione, gli altri 28 per la sistemazione definitiva di tutto il fronte di frana arriveranno chissà quando. «Il Comune di San Vito fa bene ad insistere perché il ripristino della seggiovia verso lo Scotter sia finanziato con questa voce di spesa, ma, stando alla norma non si può fare: l’impianto non è completamente pubblico. Quindi bisogna mettersi attorno ad un tavolo e confrontarsi a fondo».

Francesco Dal Mas

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