«Acquabona, una situazione complessa»

Bortolo Mainardi: «L’Anas deve fare la sua parte, ma non ha colpe sulla frana; e sia chiaro che non c’è un rimedio assoluto»
Di Irene Aliprandi
BORTOLO MAINARDI
BORTOLO MAINARDI

CORTINA. Prima in luglio e poi in agosto, a seguito di piogge eccezionali è scesa una grossa frana in località Acquabona nel comune di Cortina, con la conseguente interruzione del passaggio sulla statale di Alemagna e disagi che sono durati intere giornate. Dopo i primi interventi di emergenza per arginare le migliaia e migliaia metri cubi di materiale e per costruire le prime opere di difesa, non è ancora chiaro se si sia raggiunta la totale sicurezza o meno. Non mancano quindi le critiche all’ente gestore la strada statale, cioè l’Anas, richieste di interventi da parte del sindaco di Cortina e da vari politici che sollecitano la presentazione di studi e progetti atti a risolvere definitivamente il problema. L’architetto bellunese Bortolo Mainardi, esperto di questioni ambientali al Ministero dell’Ambiente e ex componente del CdA di Anas SpA, interviene sulla questione.

«Il sindaco Franceschi ha tutta la mia solidarietà , giustamente e responsabilmente chiede a chi di competenza delle soluzioni che vadano oltre l’emergenza e che assicurino una totale sicurezza per i cittadini».

Però rimangono pesanti critiche dei politici rivolte soprattutto all’Anas che non risolve adeguatamente il problema.

«Che l’Anas debba fare una sua parte è scontato , lo sta già facendo. Pensare che Anas abbia responsabilità sulla frana è come pensare che se piomba una frana su di una stradina comunale la colpa è del Comune o se cadono dei sassi su dei sentieri in alta montagna è colpa del Cai».

A parte le colpe, ci sarà pure una causa, una motivazione della responsabilità; c’è chi parla anche di fenomeni legati ai cambiamenti climatici.

«Il clima terrestre è in continuo cambiamento da milioni di anni. La frana di Acquabona è una classica colata di detriti “debris flow”, cioè non una frana da crollo. E’ un ammasso di sabbia e massi accumulatosi da oltre un secolo il quale, imbevuto di acqua piovana, è scivolato a valle».

Ma allora se questa massa si è accumulata da oltre un secolo, è un fenomeno che si conosce e quindi che si poteva anche prevedere, evitare.

«Questi tipi di accumuli non sono una novità e sulle Dolomiti sono diffusi. Più intensa è la pioggia e più si verificano da sempre fenomeni franosi, nulla di nuovo. Se poi si guardano i conoidi sulle nostre montagne, ai piedi dei vari valloni si può percepire come, anno dopo anno, si notino i crolli di materiali nell’allungamento del fenomeno dei conosciuti “ghiaioni”».

Di fronte a tali situazioni che lei derubrica bisognerebbe fare qualcosa.

«Nella fattispecie dei movimenti franosi come quello di Acquabona oggi, di San Vito ieri e di Borca prima, credo si stia studiando e analizzando quali azioni di prevenzione da attivare per poter mettere in cantiere tutte quelle iniziative atte a monitorare costantemente ed imbrigliare il materiale nei conoidi. Credo inoltre ,che gli enti preposti al controllo del sistema idrogeologico , sapranno sempre di più e meglio tenere sotto controllo le molteplici situazioni a rischio nelle nostre montagne».

Le critiche comunque sottolineano che l’Anas e lo Stato dovrebbero impegnarsi e fare qualcosa di definitivo.

«Alle critiche preferisco le proposte. Da tecnico posso sottolineare che sul profilo dell’alveo ad Acquabona vanno certamente ipotizzate una quantità di briglie, pur riconoscendo che sono soluzioni tampone visto e considerato che le briglie solitamente si riempiono nel tempo e che pertanto bisogna provvedere al loro svuotamento».

Quindi è necessaria una costante e qualificata sorveglianza.

«Certamente, una sorveglianza attiva specie nei periodi di pioggia nel senso che in inverno ci sono valanghe e non piogge».

Ma scusi architetto, per porre fine a questi pericoli come chiede il sindaco Franceschi cosa si può fare?

«Non esistono rimedi assoluti, proprio perché il processo di disgregazione delle rocce delle montagne procederà avanti nei secoli, nei millenni. Bisogna come sempre ha fatto l’uomo vivere e convivere con Madre Natura rispettandola e salvaguardandola».

Specificatamente ad Acquabona secondo lei cosa c’è da fare e chi deve farlo ?

«Gli attori coinvolti devono obbligatoriamente fare la propria parte. Le Regole d’Ampezzo organizzando il trasporto a discarica dell’accumulo detritico, il Genio Civile anche intervenendo con opere in quota perché le stesse evitano la discesa dei detriti sull’alveo del Boite, la Regione, Provincia e Comune per le loro competenze».

Scusi e l’Anas? Franceschi è anche preoccupato per la sicurezza sulla viabilità.

«Il sindaco ha tutte le ragioni di chiedere risposte precise anche all’Anas. All’Anas dovrebbe chiedere il coordinamento responsabile e gli interventi per la messa in totale sicurezza della viabilità sulla statale, poi sollecitare le opportune analisi e progetti per eventuali opere pubbliche importanti che risulteranno necessarie per la totale e completa messa i sicurezza di quel tratto di strada statale».

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