Acquisti con carte clonate: sei indagati

Smascherata una banda di stranieri dedita alla truffa telematica: le menti erano due ingegneri informatici moldavi
Di Alessandra Segafreddo

CORTINA. Acquistavano oggetti informatici, televisori, smartphone, tablet ed elettrodomestici on line attraverso carte di credito clonate, rivendendole poi in Moldavia a prezzi ridotti. La truffa è stata scoperta dagli agenti del Commissariato di Cortina, che hanno sgominato una banda. Sei le persone (cinque moldavi - tre donne e due uomini - e una donna rumena) indagate per associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione di merce fraudolentemente acquistata, ricettazione in concorso, concorso in falsificazione e falsità in scrittura.

L'operazione, come spiegato dalla dirigente del commissariato ampezzano Angela Pierobon, è partita lo scorso agosto: «Un anno fa fummo contattati dalla Polizia Postale di Frosinone, dopo che un cittadino aveva denunciato la clonazione della propria carta di credito. Nei tabulati risultavano numerosi acquisti on line, consegnati a Cortina. Verificando l'indirizzo al quale era stata recapitata la merce, ci è venuto in mente uno strano episodio del 2012, con un’anomala consegna effettuata a Valle di Cadore. In quella occasione, non avendo potuto raccogliere elementi utili all’indagine, non procedemmo».

Gli agenti ampezzani si mettono subito al lavoro, raccogliendo tutte le denunce di carte di credito clonate (una cinquantina in tutta Italia) e contattando corrieri e autisti che avevano effettuato le consegne in due abitazioni di Cortina d’Ampezzo: «Da questi corrieri», continua la Pierobon, «ci siamo fatti inviare gli elenchi delle consegne effettuate dal 2012 in poi in provincia. Alcune ditte avevano un database molto dettagliato, altre purtroppo non ci hanno potuto fornire elementi utili».

Dalle informazioni raccolte, emergono cinque indirizzi (due a Cortina, uno a Valle, uno a Cibiana e uno a Belluno città), dove veniva recapitato materiale elettronico a persone dal cognome piuttosto comune (Alberto Rossi o Mario Bianchi), quindi sospetto. In una delle due abitazioni di Cortina, gli agenti notano la presenza di una badante moldava di cinquant'anni, riconosciuta da uno dei corrieri come destinataria di vario materiale. La donna, a detta del corriere, aveva apposto una firma falsa al momento della consegna del materiale: «Gli oggetti», prosegue la Pierobon, «venivano recapitati con nomi inventati o veri, ma di persone che non erano assolutamente al corrente della truffa portata avanti dalla banda. Alla consegna il corriere non trovava il nome del destinatario del pacco, ma risaliva comunque all’appartamento in questione: era la badante truffatrice a ritirare il pacco e ad apporre la firma fasulla».

Gli agenti ampezzani decidono così di coinvolgere il sostituto procuratore Francesco Saverio Pavone, che fornisce loro un mandato di perquisizione per i cinque domicili: «All'interno delle abitazioni», racconta la Pierobon, «abbiamo trovato le sei persone e una piccola parte del materiale acquistato, per un valore di circa 20 mila euro. La maggior parte della merce era già stata spedita. Dall’analisi del computer sequestrato alla moldava, sono emerse le tracce che gli agenti cercavano».

Su Skype, infatti, c’erano le conversazioni fatte in un anno tra la donna e due fratelli moldavi, ingegneri informatici. Nel 2012, uno dei due aveva anche vissuto in valle del Boite, conoscendo la badante moldava, che ha poi fatto da tramite con gli altri connazionali e la rumena.

Erano proprio i due ingegneri gli autori della clonazione di una cinquantina di carte di credito, utilizzate successivamente per gli acquisti on line. Il materiale veniva consegnato nei cinque domicili bellunesi a rotazione, prima di essere nuovamente spedito in Moldavia, attraverso un ignaro corriere che ogni settimana fa la spola con Belluno. Una volta giunto in Moldavia, il materiale veniva poi rivenduto a prezzi più bassi, come raccontato dalla badante ampezzana. La maggior parte della merce acquistata via internet era rappresentata da oggetti informatici, televisori, smartphone, e tablet, ma si è trovato anche una caldaia a metano, alcuni elettrodomestici e carrelli carichi di pneumatici.

I due fratelli moldavi per ora non sono indagati in quanti sono in Moldavia, ma il commissariato ampezzano coinvolgerà presto la polizia straniera.

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