Addio all’ambientalista Virginio Rotelli
BELLUNO. L’ambientalismo bellunese piange il suo padre nobile, Virginio Rotelli.
Botanico e naturalista, ma anche partigiano, archeologo, promotore della nascita del Parco delle Dolomiti Bellunesi, appassionato di montagna in tutti i suoi aspetti, Rotelli si è spento ieri pomeriggio a 89 anni all’ospedale San Martino, dove era ricoverato da un paio di settimane.
Protagonista di battaglie in anticipo sui tempi, come quella contro la speculazione turistica in Caiada, ma anche di un lavoro silenzioso e dietro le quinte a sostegno di una miriade di realtà associative, Rotelli era nato il 26 maggio 1926 e, computista commerciale, aveva lavorato per l’Enel fino al 1982. Ma era la montagna bellunese la sua passione profonda, che aveva vissuto anche affrontando la roccia in arrampicata e condiviso con la moglie Renata Sommavilla e che ha poi animato il suo impegno a tutto tondo.
«È stato sicuramente uno dei padri del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi», lo ricorda commosso lo scrittore di montagna Giuliano Dal Mas, «ha portato avanti fin dall’inizio quella battaglia attraverso l’associazione che aveva fondato con Francesco Caldart. Oltre ad essere stato un insigne botanico, la sua vita è stata attraversata dal tema della salvaguardia della natura. E da quel punto di vista è stato un autentico pioniere: si è battuto non solo per veder concretizzarsi il Parco ma, ad esempio, ha lottato contro i villaggi residenziali che negli anni Settanta stavano nascendo ovunque e contro la speculazione effettuata attraverso le centraline. Tempi in cui ha portato avanti con gli amici del Nevegal il discorso della valorizzazione del colle. E forse la sua creazione più importante è stata quella dell’orto botanico delle alpi orientali a Faverghera che aveva ideato assieme a Caldart, ma che ha progettato e realizzato in prima persona».
Un uomo sempre pronto a battersi per la tutela dell’ambiente, lo ricorda Dal Mas, che più giovane di quasi vent’anni ha avuto in Rotelli un mentore. «La battaglia pià grossa che ha portato avanti è stata quella per la Caiada», ricorda ancora Dal Mas, «una delle zone dove erano in previsione speculazioni immense. È stato il paladino di quella battaglia, riuscendo a fare in modo che la Caiada restasse la Caiada».
Rotelli, ricorda l’amico, è stato fondatore della Lipu ma ha operato anche a fianco del Wwf, di Italia nostra, del gruppo Pro natura di cui è stato presidente, ha ricoperto l’incarico di console bellunese del Touring club italiano, il Cai ha riconosciuto il suo impegno conferendogli il titolo di socio onorario e la città di Belluno, nel 2012, ha voluto consegnargli il premio San Martino per la sua multiforme attività.
«È stato un protagonista silenzioso: lavorava, organizzava e metteva le altre persone nelle condizioni di portare avanti i temi e gli argomenti», spiega ancora Dal Mas. «Come botanico era una figura di prestigio, ma non è stato solo un botanico: è più giusto definirlo un ambientalista, uno dei primi dopo Francesco Caldart che aveva avviato il discorso ambientalista nel Bellunese».
Rotelli, che nel corso della sua attività ha anche realizzato alcune pubblicazioni, era pure un appassionato archeologo. E così lo ricorda Eugenio Padovan: «Con lui se ne va un pezzo di storia e di vita insieme nella tutela archeologica della nostra provincia. Un impegno e partecipazione volontaristica durata oltre 15 anni».
«Ha collaborato con l’università di Ferrara e operato in tutta la provincia», ricorda Padovan, «dagli scavi del Monte Avena a quelli della Val Rosna a quelli in Cadore. E sempre totalmente a titolo volontario».
Ieri pomeriggio, al San Martino, gli amici si sono stretti attorno alle figlie Alessandra e Francesca, quindi oggi dovrebbero venir decise le esequie: non ci sarà probabilmente una cerimonia funebre e la salma verrà avviata alla cremazione, ma Virginio Rotelli verrà ricordato con un incontro pubblico nei prossimi giorni.
Stefano De Barba
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