Addio Bristot, era uno dei padri del caffè bellunese

"Il signor Mario" era figlio del fondatore Domenico, si è spento a 92 anni. Gestì i caffè Manin e Deon e fu anche un noto alpinista
gian paolo perona- perona- belluno- caffè bristot a lutto
gian paolo perona- perona- belluno- caffè bristot a lutto

BELLUNO. Si è spento poco prima delle 21 di lunedì sera nella sua stanza all’ospedale San Martino di Belluno, dove era stato trasferito sabato a seguito di un improvviso aggravarsi delle sue condizioni di salute, il 92enne Mario Bristot, una delle figure più indissolubilmente legate alla storia dell’omonimo marchio del caffè bellunese.

Da otto anni malato di Alzheimer, il “signor Mario” (come erano soliti chiamarlo i suoi dipendenti) si è spento serenamente sotto l’amorevole sguardo dei figli Nico e Annamaria.

Figlio di quel Domenico Bristot che nel 1919 fondò a Belluno uno dei nomi ancora oggi tra i più celebri della torrefazione italiana, con i fratelli Ugo (deceduto nel 2013) e Aldo all’inizio degli anni ’60 formò il triumvirato che portò avanti l’azienda di famiglia. È proprio al signor Mario, rimasto al timone con il ruolo di amministratore delegato fino al 1989 - anno in cui il marchio Bristot e tutta l’attività connessa vennero venduti -, che si deve tuttavia l’inizio dell’internazionalizzazione del brand societario. Fu lui, infatti, che sempre agli inizi degli anni ’60 avviò i contatti con la Germania e, soprattutto, con i gelatieri zoldani che vi lavoravano. Solo l’inizio di una campagna di vendita che portò il marchio del “chicco di caffè” a diventare un nome all’estero, varcando altri confini europei. Sempre Mario fu uno dei più convinti sostenitori della necessità di trasferire la sede commerciale e produttiva dallo storico locale di via Psaro nel nuovo stabilimento di via Vecellio.

Con la figlia Annamaria, nel frattempo, si dedicava all’arte del caffè anche in centro a Belluno, dove per decenni (fino all’inizio degli anni 2000) ha gestito i caffè Manin e Deon.

Un’attività imprenditoriale a 360 gradi la sua, ma andata sempre avanti di pari passo con quella che era stato sempre il grande amore di Mario Bristot: la montagna. Fino a quando la salute glielo aveva permesso non rinunciava mai alle passeggiate in quota d’estate, sulle amate Dolomiti, e allo sci di fondo in inverno. Passione eredità da una gioventù ancor più avventurosa, legata a doppio filo con le scalate. Era stato un rocciatore esperto, tra i più stimati dell’arco dolomitico e ancora oggi c’è un passaggio alpinistico a portare il suo nome sulla Torre Trieste, sul Civetta. Passione che lo aveva avvicinato anche al Soccorso alpino, nel quale in gioventù ha ricoperto ruoli operativi. All’inizio degli anni ’60 era stato uno dei 10 soci fondatori della Sis società impianti sportivi, la società che gestiva inizialmente gli impianti di risalita e a cui si deve la realizzazione del primo impianto sul Col Toront.

Mario Bristot era anche un appassionato di tennis, figura attiva del circolo cittadino ai tempi in cui i campi erano ancora al parco Città di Bologna.

Mario Bristot lascia nel lutto la moglie Edda, i figli Domenico “Nico”, Annamaria e Paolo, oltre agli amati nipoti e pronipoti. I funerali si svolgeranno questo pomeriggio, con inizio del rito alle 16, nella chiesa di Santo Stefano. la salma sarà poi tumulata nel cimitero di Belluno. (ma.ce.)

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