Addio Samantha D’Incà. La mamma: «Si è spenta come una candela»

La trentenne di Mugnai è stata sottoposta a sedazione profonda con il via libera del padre, autorizzato a sospendere le cure

Stefano de Barba
Samantha D'Incà
Samantha D'Incà

FELTRE. Samantha D’Incà non c’è più. «Si è spenta senza soffrire, come una candela», dice mamma Genzianella, che  è stata accanto alla figlia fino all’ultimo istante con il marito Giorgio, che ha dato il via alla procedura di fine vita. Mamma e papà hanno  trascorso con lei l’ultima notte alla Gaggia Lante di Belluno, dove era ricoverata dalla scorsa estate. E sabato mattina, ormai profondamente sedata e senza soffrire, Samantha ha concluso il suo cammino, dopo 15 mesi di coma vegetativo. Avrebbe compiuto 31 anni tra pochi giorni.

L’epilogo  della lunga vicenda  che ha visto la famiglia D’Incà rivendicare il diritto del percorso di fine vita per la loro figlia in coma vegetativo si è consumato in una decina di giorni. La ragazza di Mugnai, in coma dal 4 dicembre del 2020 dopo una banale caduta in casa il 14 novembre, l’operazione a Belluno, poi l’aggravamento con il ricovero a Feltre e il trasferimento a Treviso, non lo aveva mai messo per iscritto ma lo aveva detto con convinzione ai familiari: se le fosse successo qualcosa non avrebbe voluto essere tenuta in vita dalle macchine, una situazione che considerava «una condizione inumana». E la battaglia legale durata mesi, con la famiglia affiancata dall’avvocato Davide Fent, era arrivata ad una svolta a novembre, quando papà Giorgio, collegato  online con il tribunale di Belluno, aveva prestato giuramento come amministratore di sostegno della figlia, con la facoltà quindi di prendere la decisione di “staccare la spina” in caso di aggravamento.

Giorgio D'Incà e la moglie Genzianella, genitori di Samantha (foto Mirco Toniolo - Errebi / AGF)
Giorgio D'Incà e la moglie Genzianella, genitori di Samantha (foto Mirco Toniolo - Errebi / AGF)

Aggravamento che si è manifestato venerdì 11 marzo quando, racconta con un filo di voce la mamma, «ha avuto un crollo molto forte». Lunedì scorso è iniziato quindi il percorso per avviare la procedura di sospensione della Peg, l’alimentazione con il sondino, tra mercoledì e giovedì le condizioni della ragazza si sono ulteriormente aggravate ed è iniziata la sedazione profonda, per accompagnare Samantha senza dolore nel suo ultimo viaggio. Una procedura svoltasi come previsto, con il via libera del padre che era autorizzato a sospendere le cure e il consenso dei sanitari che hanno sancito l’effettivo peggioramento delle condizioni della ragazza.

Una foto di famiglia di Samantha con i genitori (foto Mirco Toniolo - Errebi / AGF)
Una foto di famiglia di Samantha con i genitori (foto Mirco Toniolo - Errebi / AGF)

«Sabato mattina si è spenta», dice in un soffio mamma Genzianella, con accanto il marito GIorgio. «Non faremo né funerale né nulla, volevamo restare con il nostro dolore in famiglia, avremmo fatto uscire mercoledì le epigrafi per fare sapere che Samantha non c’è più».  Un dolore forte e profondo, quello della perdita di una figlia poco più che trentenne. E anche se atteso, non per questo fa meno male.

«Siamo contenti per Samantha, perché umanamente ora non soffre più,  nell'ultimo periodo era un peggioramento continuo. Si è spenta senza soffrire, come una candela. Il nostro  obiettivo era quello di darle pace che non soffrisse, e così è stato», dice ancora Genzianella.

La mamma e il papà le sono stati vicini, nella struttura di Cavarzano, per tutta l’ultima notte. «Medici e infermieri delle cure palliative venivano anche tre volte al giorno a vederla, sono stati molto bravi, nell’ultimo periodo soffriva e per questo le è stata fatta la sedazione profonda», spiega la mamma. «Eravamo lì in due, io e Giorgio, abbiamo fatto la notte assieme a lei. E adesso anche noi ci scontriamo con la realtà del nostro dolore. L’unica cosa positiva è che Samantha ha finito di tribolare, ha sofferto parecchio, quasi fino all’ultimo. Per questo il nostro ringraziamento va a chi le ha dato quello che serviva per toglierle il dolore e lasciarla andare senza sofferenza».

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