Adesso anche Lozzo vuole andarsene Consegnate le firme

LOZZO DI CADORE. Dopo Pieve di Cadore, arriva Lozzo. Un altro Comune che vuole lasciare il Bellunese, pur non essendo confinante con altre regioni. Venerdì una delegazione composta da Lavinia Miconi,...

LOZZO DI CADORE. Dopo Pieve di Cadore, arriva Lozzo. Un altro Comune che vuole lasciare il Bellunese, pur non essendo confinante con altre regioni.

Venerdì una delegazione composta da Lavinia Miconi, Davide Borca, Mauro de Meio e Alessandro Dall'Omo hanno consegnato le firme raccolte a Lozzo per l'indire il referendum di passaggio al Trentino Alto Adige. Le firme sono state consegnate nelle mani del sindaco Mario Manfreda.

Si tratta di una iniziativa «lampo» che in due settimane ha permesso di raccogliere le firme del 20% degli elettori del paese. Tutto grazie all'entusiasmo del gruppo di giovani nato per promuovere e sostenere l'iniziativa. Hanno fatto un tam tam fra le gente di Lozzo che ha firmato.

Ma come può Lozzo andarsene se non confina con nessuna altra provincia? Lozzo è un comune di seconda fascia, quindi non confinante con il Trentino Alto Adige: ha la possibilità di indire il referendum di passaggio solo in associazione al comune di Auronzo che è confinante con l’Alto Adige.

Quindi ora si attende la raccolta delle firme e la loro consegna ad Auronzo per dare l'avvio all'iter previsto dalla costituzione. Spiegano dal comitato organizzatore della raccolta di firme: «Lozzo è un paese che vive ancora di più il disagio legato alla riduzione delle attività legate all'occhiale per una scarsa vocazione turistica che è rimasta ferma agli anni '70, quando le occhialerie hanno dato lavoro alla maggioranza della gente. Ora il ritorno al turismo ha bisogno di creare delle infrastrutture che sono impossibili nelle attuali condizioni economiche. Questo nonostante il patrimonio culturale del paese che viene visitato ogni anno da migliaia di turisti per la sua roggia dei Mulini, la borgata storica di Prou e per l'altopiano di Pian dei Buoi, un gioiello delle Dolomiti Orientali. Ambiente incontaminato e panorama mozzafiato rimasto al di fuori del grande flusso turistico ma con enormi possibilità di valorizzazione anche nell'ambito di un turismo ecosostenibile». Insomma, dicono i giovani, il futuro del paese si gioca nelle opportunità di sviluppo dell'area dolomitica, impossibile nelle attuali condizioni di assenza di specificità dell'area. «Il passaggio alla regione Trentino Alto Adige potrebbe essere un importante motore di sviluppo in quanto il sistema economico presente nella regione autonoma permette all'economia montana di vivere e di essere valorizzata. È proprio la mancanza di vere politiche realizzate a favore della montagna che stanno spingendo la gente verso le regioni vicine dove queste hanno permesso uno sviluppo eccezionale del territorio e dell'ambiente e l'aumento della popolazione residente. Esattamente l'opposto di quello che capita nella provincia di Belluno dove i paesi più periferici stanno subendo un progressivo spopolamento che porterà alla scomparsa di interi paesi e con essi alla morte della montagna non presidiata».

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