Adunata, gli alpini bellunesi ribadiscono la necessità di una provincia unita

Al raduno triveneto di Tolmezzo hanno sfilato tutti insieme, un lungo serpentone di magliette verdi, bianche e rosse
Tolmezzo 16 Giugno 2019 Adunata Alpini © Foto Petrussi
Tolmezzo 16 Giugno 2019 Adunata Alpini © Foto Petrussi

BELLUNO. Perfino commovente il tricolore umano rappresentato a Tolmezzo dai mille alpini delle tre sezioni di Feltre, Belluno e Cadore. Prima i feltrini in maglietta verde, poi una lunga scia di magliette bianche, quelle dei bellunesi, come fosse una lunga pista di fondo, e poi “l’incendio” dei cadorini, in maglietta rosso fuoco. . «Siamo qui – ha testimoniato Antonio Cason, presidente Ana di Pieve di Cadore per dire che solo una provincia unita, come noi lo siamo, può affrontare le sfide dello spopolamento e della rinascita».

Il colpo d’occhio televisivo è stato ancora più forte ed emozionante di quello vissuto ai bordi della sfilata. «Peccato soltanto – ha commentato Angelo Dal Borgo, presidente dell’Ana di Belluno – che a Tolmezzo siano intervenuti ancora meno sindaci di quelli che hanno onorato la nostra presenza a Milano. Volevamo dire loro che la provincia divisa non va da nessuna parte. Anzi, va a sbattere. Eppure in questo momento ci sarebbe bisogno della massima unità perché tanti sono gli impegni da affrontare».

Impegni che i 35 mila presenti nella capitale carnica e le decine di migliaia di spettatori che hanno seguito la sfilata in tivù si sono sentiti illustrare con straordinaria passione dallo speacker, l’avvocato Nicola Stefani.

Mentre transitava lo striscione delle magliette bianche che implorava “coraggio per agire e impegno per servire”, friulani, veneti ed altri ancora si sentivano ricordare i Mondiali di sci del 2021 a Cortina, le auspicate Olimpiadi del 2026, la necessità di un collegamento come quello tra il Comelico e la Val Pusteria per consentire ai comeliani di non farsi la valigia, pardon il troley.

E poteva mancare il compleanno della Fondazione Dolomiti Unesco? No, ovviamente. E Stefani ha sottolineato il molteplice impegno degli alpini sul fronte della custodia attiva del creato. “W gli alpini patrimonio dell’umanità” recitava uno striscione delle penne nere di Venezia, la famosa “quota zero”.

I bellunesi l’hanno subito adottato perché riassume i valori più genuini del popolo delle terre alte, quel popolo che porta la penna nera e che vorrebbe superare tutte le divisioni ed i contrasti che ancora ci sono. «La Marmolada – ha esemplificato Stefani non è né di Belluno, tanto meno dei Trentini, ma è degli alpini». I primi bellunesi avevano raggiunto Tolmezzo ancora giovedì sera. Anche loro hanno “tremato” per il terremoto, senza però paura alcuna. Neppure quando, sabato pomeriggio, il parroco del duomo di Tolmezzo, in una chiesa superaffollata, ha fatto aprire tutte le porte ed ha inviato a non lasciarsi catturare dal panico se arrivava qualche scossa.

Ieri mattina, verso le 11.40 si sono palesate le avanguardie alpine della provincia. Tre i gagliardetti in perfetto allineamento ad aprire il corteo. Invece mancava l’insegna di Feltre, accanto a quelle di Belluno e del Cadore, perché si era persa chissà dove. In prima fila i presidenti Stefano Mariech, di Feltre appunto, Dal Borgo e Cason. Dietro a loro i rispettivi consigli sezionali. In maglietta del colore della sezione, anche i sindaci; pochi per la verità. E su un cuscino, il cappello alpino di uno che è andato avanti, assai prima del tempo. Lui, Rinaldo De Rocco, l’alpino sindaco di Canale D’Agordo. Un brivido quando il suo nome è risuonato dagli altoparlanti.

L’esperimento della sfilata tricolore ha lasciato il segno. Ha apprezzato il presidente nazionale Sebastiano Favero. Sono soddisfatti i presidenti sezionali Dal Borgo, Mariech e Cason.

«Era un esperimento – dicono -, decideremo se ripeterlo dopo aver ascoltato almeno i nostri capigruppo».

Intanto incombono i prossimi appuntamenti. Antonio Cason aspetta tutti a Cima Vallona, il 30 giugno, per far memoria di quella strage. I tempi sono radicalmente cambiati, ora c’è la massima collaborazione tra una valle e l’altra, ma il ricordo non può essere disperso. —

 

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