«Affitti cari e lamentele: la gente scappa»

Mirta Zanolla dal suo osservatorio sulla piazza individua le cause dello spopolamento. «Siamo destinati all’estinzione»
Di Alessia Forzin

BELLUNO. «Fai un'iniziativa? C’è sempre qualcuno che si lamenta del rumore. E gli affitti? Troppo cari in centro». Che inevitabilmente si è spopolato, negli ultimi anni. E allora l’analisi fatta da don Rinaldo Sommacal, ormai ex arciprete di Loreto e del Duomo, di una Belluno che si è «votata al suicidio», diventa, per quanto spietata, pertinente. «Che manchi la popolazione in centro storico è un dato di fatto», afferma Mirta Zanolla.

Lei Belluno la conosce bene. Da quarant’anni lavora nel cuore della città: prima alla pasticceria Giaffredo, che ha gestito dal 1980 al 1983. Nel frattempo aveva preso in gestione il Deon, dov’è rimasta per tredici anni (fino al 1995). Dopo essersi occupata del bar Luna e del tabacchino nel cuore di piazza Campedel, dal 2010 è dietro al banco del Caffè Manin. Avrà servito migliaia di caffè e aperitivi e dal suo osservatorio sulla piazza ha potuto osservare i cambiamenti che ha vissuto.

Cambiamenti che hanno fatto dire, a don Rinaldo Sommacal, che la città si è votata al suicidio, perché in centro storico sono rimasti ormai sono gli anziani a vivere. Bambini ne nascono sempre meno e tante scelte fatte in passato hanno portato ad una crisi che ha pesantemente investito il salotto buono del capoluogo.

Il sindaco Massaro la vede in maniera un po’ diversa: pur condividendo il fatto che sono state numerose le scelte errate fatte in passato, anche dalla politica (l’apertura di troppi supermercati in periferia, il non aver investito sulle famiglie e l’aver allontanato i servizi dal centro storico) l’intraprendenza dei giovani ha permesso un cambio di marcia che, unito alle operazioni portate avanti dall’amministrazione sta rivitalizzando il centro storico.

Signora Zanolla, condivide l’analisi fatta da don Rinaldo sulla città? Belluno si è votata al suicidio?

«Offriamo poco. Belluno è sempre stata una città per famiglie, per persone adulte diciamo, non tanto per i giovani. Del resto, ogni volta che si fa qualcosa in centro ci sono sempre i soliti residenti che si lamentano. I giovani che vanno a fare l’università lontani da Belluno poi non tornano più, non vengono a lavorare qui. Qui il lavoro è solo in fabbrica».

Eppure ci sono tante attività commerciali e bar, in centro. Occasioni per lavorare ce ne sarebbero.

«Ma si tratta di lavori che richiedono molti sacrifici. Io credo che fra qualche anno ci saranno solo stranieri a gestire le nostre attività. E poi il centro si è spopolato perché le case sono troppo care».

C’è un problema di affitti?

«I bellunesi preferiscono tenere i locali e gli appartamenti sfitti piuttosto che abbassare i canoni di locazione. Questo è un errore. Per non parlare poi di chi vorrebbe comprare casa: le banche oggi non danno più una mano, come succedeva un tempo. Senza residenti la città muore. Adesso ci sono i turisti, ma alla fine di agosto torneremo con un centro storico svuotato».

Avete mai pensato di organizzarvi, tra esercenti, per fare qualche iniziativa coordinata in modo da riportare la gente in centro?

«Certo, ma qui bisogna anche considerare il meteo, che a Belluno non sempre aiuta. Se almeno il Comune ci desse la possibilità di mettere una struttura fissa all’esterno dei locali, potremmo avere uno spazio che ci consenta di svolgere iniziative. Ma sono trent’anni che non si trovano soluzioni a questa storia degli esterni dei locali».

Le iniziative di animazione messe a punto in questi anni come le vede?

«La storia ci dice che quando si fa qualcosa in centro la gente si muove ed esce. Come quando abbiamo messo il maxischermo per gli Europei di calcio: la piazza era strapiena. Ma se pensiamo ai mercatini, penso che dovremmo lavorare insieme al Comune per creare un’offerta particolare, di nicchia, che attiri l’attenzione della gente».

Ma come mai, secondo lei, la gente non vuole più vivere in centro storico?

«Perché ormai se ne sono andati, per il caro affitti per esempio. Gli alloggi in periferia costavano meno, e adesso riportare le persone in centro è difficile. C’è poi il problema legato ai parcheggi: i bellunesi spesso vogliono avere la macchina sotto casa e in centro non è possibile. È anche questione di mentalità. Io ormai vedo che di bellunesi, in città, ne sono rimasti pochi. Belluno è piena di gente che non è nata qui, anche di stranieri».

Siamo destinati all’estinzione?

«Temo di sì. Si fanno sempre meno bambini, tranne gli extracomunitari».

La chiusura del centro alle auto partita negli anni ’90 ha influito sullo spopolamento?

«Eh sì, a quel tempo fu un problema. Anche la scala mobile, che oggi tutti apprezzano, non era partita con il piede giusto. Ma non dimentichiamo che a dare un duro colpo alla vivacità del centro ha contribuito anche la chiusura delle caserme: i militari creavano un certo giro, tutte le attività lavorano meglio quando Belluno era città di leva».

È favorevole o contraria a rimettere i parcheggi sul liston?

«Li vogliono in molti, a me andrebbe anche bene visto che li avrei davanti al bar, ma non credo sarebbero una soluzione allo spopolamento del centro. Quanti sono, 20 posti?Semmai per riportare le persone in città si potrebbe provare a mettere i parcheggi gratuiti a partire dalle 18 invece che dalle 19. In questo modo le persone avrebbero un’ora in più per venire in centro, fare shopping, prendere l’aperitivo».

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