Affitto in nero per il vigile: tutti assolti

Il fatto non costituisce reato per il vicesindaco Tonon, la consigliera Zandonella Piton e la ragioniera Pomarè
Santo Stefano di Cadore, 20 luglio 2006, il municipio
Santo Stefano di Cadore, 20 luglio 2006, il municipio



Affitto in nero per il vigile urbano? Assolti dall’accusa di abuso d’ufficio, perché il fatto non costituisce reato, il vicesindaco di Santo Stefano, Paolo Tonon, la consigliera Lara Zandonella Piton e la ragioniera Dina Pomarè. La formula è quella dubitativa, l’antica insufficienza di prove, e i giudici Coniglio, Feletto e Cittolin hanno preso 90 giorni per la scrittura delle motivazioni. Nella sua requisitoria il pubblico ministero Gallego aveva parlato di «gestione amatoriale della cosa pubblica», chiedendo una condanna a 10 mesi di reclusione a testa.

Le difese Casciarri e Piller Roner avevano fatto una lettura completamente diversa della vicenda, sottolineando che la presenza del vigile urbano in trasferta dai comuni trevigiani di Asolo o Castelcucco era di grande interesse pubblico e nessuno degli imputati aveva intascato un euro. L’unico ad averci guadagnato era il padrone di casa, che aveva incassato 5 mila euro in due anni: 2.500 per ciascuna stagione estiva.

Il processo era nato da un esposto firmato da un certo numero di paesani, tra i quali alcuni commercianti della piazza. La Procura è partita dal presupposto che, dopo la spending review, i Comuni non possono prendere in affitto immobili e i passaggi di denaro superiori ai mille euro devono essere tracciati.

A Santo Stefano un appartamento c’era, all’ultimo piano del municipio, ma veniva occupato dal medico di base, quando si spostava da Sappada ed è stato utilizzato dal vigile solo quando è scoppiata l’indagine. Non è stata fatta alcuna gara per l’alloggio ed, essendo tutto in nero, il proprietario poteva evadere il fisco.

I difensori hanno puntato molto sul fatto che l’amministrazione guidata dal sindaco Alessandra Buzzo si era rivolta anche ai paesi vicini, dopo il pensionamento dello storico agente Grandelis, per cercare di risolvere un problema oggettivo e non soltanto per la viabilità. Un accordo è stato trovato con Asolo, dove però nessun vigile sarebbe salito a Santo Stefano se avesse dovuto pagarsi l’affitto di un alloggio. Il meccanismo del saldo è stato descritto dalla prima cittadina, il cui interrogatorio è stato interrotto dal giudice Coniglio: «Per far fronte alle spese degli appartamenti venivano versati dei contributi alle associazioni, le quali poi ne restituivano una parte, per aiutare il pagamento dei relativi affitti».

A proposito, visto che è andata così, Buzzo rischia ancora di essere indagata per falsa testimonianza oppure no? Il pm non ha chiesto la trasmissione degli atti e, per il momento, non risulta che l’abbia fatto nemmeno il Tribunale. Nelle repliche le parti hanno cercato di rafforzare le rispettive posizioni, a quel punto è cominciata una camera di consiglio, con un supplemento per avere gli interrogatori degli imputati e il contratto di lavoro. Tutti assolti. —



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