Aggredito in cella con sgabelli e lame nessuno gli crede
Lame in cella: in quella sezione del carcere cittadino di Baldenich comandavano i tunisini. Il detenuto marocchino Abderahim Channita ne aveva denunciati tre, oltre a un connazionale, per lesioni aggravate provocate anche con degli sgabelli. Ma la sua deposizione è stata talmente reticente e poco credibile che non solo Mohamed Jelassi, Hamdane Nsairi, Bilel Ben Sgaiar e Hasni Chakrouni sono stati assolti con formula dubitativa perché il fatto non sussiste, ma gli atti sono stati anche trasmessi alla Procura, affinché valuti la falsa testimonianza. I quattro erano difesi dal padovano Lazzaro, dal bolognese Sebastiani e dal bellunese Dalla Bernardina.
In aula, c’era solo Ben Sgaiar, detto “Maradona”, che non ha riconosciuto e, per il resto, tanti «non ricordo, sono passati tre anni». Da quello che si è capito, il 5 dicembre 2016 gli imputati stavano picchiando un altro maghrebino e l’errore di Channita sarebbe stato quello di mettersi in mezzo, per cercare di dividerli. L’uomo sarebbe stato colpito con degli sgabelli e da Ben Sgaiar e Chakrouni anche con degli oggetti in metallo a foggia di lama, vedendosi costretto a rifugiarsi sotto il letto della cella 308. Qualche minuto dopo è stato portato in infermeria per trauma cranico non commotivo, ferita lacero contusa in zona temporale con sutura e abrasioni multiple. Dieci giorni di prognosi.
La deposizione di Ben Gaiar ha smontato la ricostruzione, provocando anche qualche sorriso, malgrado non ci sia niente da scherzare, visto il contesto: «Ero di ritorno dal lavoro e stavo salendo le scale quando ho visto una folla di persone. Non ero presente a quello che ci viene contestato e non so nemmeno di cosa si stia parlando. Io non ho picchiato nessuno e odio la violenza. Non ho certo tempo da perdere in liti».
La pubblica accusa ha chiesto per prima l’assoluzione per insufficienza di prove, ovviamente lo stesso le difese. Qualcuno ha prospettato l’assoluzione per non aver commesso il fatto. Il giudice Zantedeschi ha assolto, trasmettendo alla Procura la deposizione della parte offesa. —
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