Aggregazione di medici, a Federfarma non piace

Il presidente Grubissa contro i futuri ambulatori di Cavarzano: «Così si depaupera il centro di Belluno di tutti i servizi. Si può cambiare ma serve un piano globale»
Di Paola Dall’anese
19/01/2012 Roma, farmacie, nella foto farmaci
19/01/2012 Roma, farmacie, nella foto farmaci

BELLUNO. A Federfarma non piace l’aggregazione dei medici di famiglia che l’Usl sta attuando in provincia in base a quanto stabilito dalla Regione, perché questo rimetterebbe in discussione l’intera pianta organica delle farmacie comunali. Infatti, l’accentramento in un unico posto di più medici creerebbe non pochi disagi per le farmacie distanti dalla stessa aggregazione «costringendo alcune zone e alcuni esercizi del territorio a morire», spiega Roberto Grubissa, presidente di Federfarma. Che non la mette soltanto dal punto di vista economico, ma considera anche che tipo di garanzia del servizio si potrà così offrire agli utenti.

E la polemica arriva proprio a poca distanza dalla notizia dell’apertura, entro l’anno, di un nuovo centro di medici di famiglia aggregati a Cavarzano, nei pressi dell’Ater. Ater che curerà l’opera e che ha già emesso il primo appalto (scaduto il 4 agosto scorso) pari a 379 mila euro per la prima tranche dei nuovi ambulatori (otto di medici di base e 3 specialistici in pediatria). Entro 100 giorni l’opera dovrà essere completata, vale a dire entro dicembre.

A questo stralcio se ne aggiungono altri due: uno per la parte elettrica (scaduto il bando il 7 agosto) di quasi 73 mila euro, e l’altro per le opere di riscaldamento e raffrescamento pari a 107 mila euro (bando scaduto il 6 agosto). Non si dimentichi che esiste già in via Caffi un’altra aggregazione. Quindi due centri distanti uno dall’altra che catalizzano moltissimi utenti prima sparsi in varie parti del comune. «Accentrare in questo modo significa desertificare le farmacie che restano senza clienti», dice Grubissa. «La pianta organica di questi presìdi era stata concepita per offrire un servizio capillare all’interno del comune, per raggiungere tutte le varie frazioni. Ma se gli utenti possono spostarsi, le farmacie non lo possono fare. Noi», ci tiene a precisare il presidente di Federfarma, «non siamo contro le Utap, se sono accompagnate da una rivisitazione di tutti i servizi che gravitano in quel centro, vale a dire non solo le farmacie ma anche i trasporti pubblici. Pensiamo agli anziani che saranno costretti a seguire il loro medico a Cavarzano: come faranno se non ci saranno autobus di collegamento?».

Per questo Federfarma vuole chiedere un incontro anche all’amministrazione per comprendere cosa intenda fare per evitare che il centro si depauperi dei servizi essenziali. «I negozi chiudono, le farmacie anche, cosa resterà di Belluno? Anche a Feltre è stata fatta una rivisitazione dei servizi spostando le due farmacie del centro all’esterno, e i risultati sono stati buoni. Ma a Belluno questo non si può fare perché non c’è molto margine di manovra».

«Nel Bellunese ogni comune ha la sua farmacia per garantire un servizio capillare anche dove ci sono pochi abitanti», dice anche il consigliere dell’associazione delle farmacie private, Gianfranco Venturelli, titolare dell’omonimo esercizio del centro. «È giusto che i medici si riuniscano, ma attenzione a non mettere in difficoltà tutte le altre attività collegate».

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